Firenze, il virus, la nuova architettura«Pensiamo all’uomo, non all’estetica» David Fisher* Corriere Fiorentino 30/4/2020
* David Fisher architetto
Il disastro globale che stiamo affrontando oggi avrà un impatto profondo sul nostro stile di vita, e questo choc culturale produrrà cambiamenti anche nel modo di concepire l’architettura. Non sarà più sinonimo di design e bellezza, ma diverrà piuttosto espressione di sostenibilità e logica, trasformandosi in meglio. L’altro giorno in tv vedevo un ospedale lombardo, dal tetto di scultorea bellezza nella forma di una nuvola, una vera e propria opera d’arte di indubbio pregio, ma ahimè la notizia era che nel reparto di terapia intensiva mancavano posti letto e respiratori. Un’altra immagine appariva nel notiziario, angosciante anche essa, come tutti i notiziari di questi giorni, e mostrava proprio di fronte alla splendida basilica e alla maestosa piazza San Pietro, sotto il colonnato, i senzatetto, che giacevano per terra, senza cibo, né cura alcuna per combattere questo terribile virus mortale.
Ho sempre creduto che l’architettura debba seguire alcuni «comandamenti», contribuendo alla costruzione di edifici che siano:
1. Funzionali
2. Soluzioni al fabbisogno dell’essere umano
3. Con costi sostenibili
4. Amichevoli con l’ambiente
5. Basati sui principi di varie scienze, dalla sociologia, alla tecnologia, all’ecologia
Dopo di che… si potrà pensare anche alla bellezza dei palazzi.
Molti architetti sono diventati famosi progettando bellissimi monumenti che non sempre rispondono sul piano funzionale alle esigenze per cui sono stati creati, venendo così meno alla propria responsabilità professionale.
Lo scopo, ovvero la «missione», dell’architetto, è quella di creare spazi abitativi innanzitutto funzionali all’uomo e alle sue attività, contribuendo a rendere migliore la qualità di vita. I progettisti dovrebbero preoccuparsi dell’innovazione tecnologica, sviluppando così nuovi metodi di costruzione, e cercando soluzioni anche per una edilizia socialmente ed economicamente sostenibile.
Devono poi pensare alle città del futuro, promuovendo l’ecosistema e tornando il più possibile alla natura. In tutte le mie lezioni e conferenze fatte in giro per il mondo, ho sempre spiegato il mio credo: «Corretto è bello... ma il bello non è sempre corretto».
Il modo di concepire l’architettura oggi è soprattutto come un’espressione artistica, una specie di grande scultura, un riflesso di una società materiale e orientata verso l’esteriorità e lo sfoggio, verso un estetismo talvolta fine a se stesso. Diversi tra gli architetti sono infatti diventati famosi, ottenendo fama e gloria, venendo definiti archistar o starchitect — termini che ho sempre detestato quando riferiti a me — e quindi architetti di grido.
Uno dei monumenti architettonici più importanti della nostra storia è la Cupola del Filippo Brunelleschi. Il compito di Brunelleschi, esattamente 600 anni fa, fu di costruire la cupola più grande mai edificata, con un diametro prefissato per il Duomo di Firenze. La sfida fu come costruirla, e il risultato è che la sua forma e bellezza sono infatti il frutto di ingegneria, di costruibilità. Per realizzare la Cupola furono utilizzate macchine che l’architetto stesso aveva progettato, segnando un formidabile progresso nella scienza delle costruzioni. È un simbolo del Rinascimento fiorentino e un chiaro esempio di come la «tecnologia determina forma».
Oggi, più che mai, è la funzionalità che dovrebbe modellare la forma, la scienza creare bellezza.
A mio avviso la forma e la bellezza sono le cose meno importanti dell’architettura e comunque non l’obiettivo principale di un edificio. Ho scoperto che, nelle mie conferenze, il pubblico, spesso, rimane incredulo che un architetto fiorentino metta il design in fondo alla lista di priorità... ma sì, ho avuto la fortuna di essere testimone degli artisti del Rinascimento, tra cui Leonardo che mise la scienza alla base dell’arte figurativa.
Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha detto qualche giorno fa che il disastro della pandemia potrebbe provocare un nuovo Rinascimento. Concordo e sono certo che questo cataclisma umano modificherà il nostro modo di pensare, instillando valori di attenzione verso gli aspetti umani e il vero valore della vita. Credo quindi che anche l’architettura assumerà un nuovo significato.
I leader del mondo post coronavirus daranno la priorità a ospedali, scuole, carceri, uffici e residenze, e l’architettura si evolverà per soddisfare i bisogni dell’uomo, piuttosto che creare monumenti e cattedrali. Non possiamo più permetterci di costruire sculture giganti e mettere le persone al loro interno.
Gli architetti, invece che disegnare i muri, quindi l’involucro esteriore degli edifici, progetteranno gli spazi interni. Le risorse finanziarie saranno impiegate in un’altra architettura, volta a soddisfare prima di tutto le esigenze funzionali. Poi, una chiesa, ad esempio, dove l’arte figurativa e la bellezza svolgono una funzione centrale, ci potrà anche stare, anche il bel design degli ospedali può avere funzionalità ed un significato valido, in quanto offre sollievo ai pazienti. L’ospedale pediatrico Meyer di Firenze e il Phoenix Children Hospital dell’Arizona ne sono buoni esempi, ma nella maggior parte degli altri edifici l’estetica e il design saranno davvero secondari offrendo priorità alla funzionalità.
Gli edifici dovranno essere sostenibili, facili da mantenere, con una durata quasi eterna, non come i grattacieli di oggi che hanno una vita prevista di soli 50 anni. I grattacieli di domani assomigliano alle torri della Toscana, costruite nel Medioevo, eterne e quindi anche sostenibili.
L’architettura dinamica e i miei grattacieli rotanti sono soltanto un simbolo e l’espressione di ciò che verrà, un nuovo concetto di architettura, basata sulla logica, funzionalità ed ecosostenibilità e la bellezza ne sarà il risultato. Il coronavirus ci insegnerà tante cose, tra cui pensare ai veri valori della vita, portandoci a riflettere sulle priorità. Un Nuovo Rinascimento.
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