Napoli. Capone, dall’archivio d’ Avalos alla Biblioteca Nazionale Natascia Festa Corriere del Mezzogiorno - Campania 3/5/2020
Il nuovo direttore si è occupato del salvataggio del fondo a rischio dispersione
Gabriele Capone è il nuovo direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli.
Zainetto in spalla ma chioma canuta, a novembre scorso il soprintendente archivistico della Campania scaricava con gli operai, uno ad uno, i novanta cartoni del prestigioso archivio d’Avalos, prelevati in un capannone di Agnano (dove il principe Andrea li aveva messi in salvo). Ad attenderli all’Archivio di Stato c’era la direttrice Candida Carrino. Un salvataggio epocale — dopo la campagna messa a segno dal Corriere del Mezzogiorno — visto che da Settecento anni quelle carte e pergamene non erano mai state spostate. Suo anche il recupero dell’archivio musicale e personale del compositore Francesco d’Avalos.
Napoletano, laureato in Lettere e filosofia con esperienze anche nell’amministrazione e comunicazione dei beni culturali, Capone ricopre l’incarico di Sovrintendente a Palazzo Marigliano dal marzo 2019. È stato a capo della segreteria del sottosegretario Antimo Cesaro e ora il Mibact gli ha assegnato ad interim anche la guida della «Vittorio Emanuele», considerata la terza d’Italia: basti citare, se fosse necessario, il fondo Giacomo Leopardi e i papiri ercolanesi. A lui toccherà il compito della riapertura e della «normalizzazione» dei servizi ancora fermi a causa dell’emergenza sanitaria.
Un bel da fare: Capone che è esperto dei sistemi bibliotecari e archivistici della Campania, dovrà anche re-inventare la fruizione nella fase di passaggio tra pandemia e post-pandemia (si spera).
Il neo-direttore succede a Francesco Mercurio che rimarrà a offrire volontariamente il suo contributo alla biblioteca che ha così ben guidato e rappresentato: «Ho scoperto con molto piacere — dice il dirigente che è andato in pensione per limiti di età - che alla Nazionale di Napoli esiste una tradizione non scritta: coloro che vanno in pensione continuano a dare una mano in back office. Studiosi e funzionari, liberi dalla routine amministrativa, finalmente fanno solo le cose alle quali si appassionano».
E le sue quali sono? «Soprattutto una: riscrivere aggiornandola la storia della biblioteca e della sua evoluzione, avvalendomi di vari colleghi. Vorrei creare, poi, l’associazione Amici della Biblioteca Nazionale ». Come gli Amici dei Girolamini ? «Esattamente, per supportare dall’esterno le varie attività».
Ha già incontrato Gabriele Capone? « Il 30 aprile è venuto a Palazzo Reale, l’ho presentato ai colleghi visto che è in servizio già dal primo maggio. Ora a lui il compito di disegnare la sua impostazione di lavoro. Conosco da tempo il nuovo direttore. Anzi, è stato la prima persona che ho incontrato al ministero durante le riunioni che seguirono lo scioglimento delle Province: bisognava capire che fine avrebbero fatto le biblioteche provinciali. È una bella staffetta, dunque, con Capone al quale sono grato per molte cose: mi fa piacere che sia lui il successore. Gli faccio gli auguri e gli dico che su di me potrà sempre contare».
Quali sono i punti nodali che consegna alla sua attenzione? «La catalogazione dal cartaceo al digitale che è già in corso; la digitalizzazione dei manoscritti; potenziare la comunicazione e l’uso dei social media; e, fondamentale, lo svolgimento digitale dei nostri papiri che sarà realizzato grazie a un accordo con l’americana Mellon Foundation. Eravamo sul punto di iniziare quando è scoppiata la pandemia... riuscire a rendere leggibili 350 papiri mai aperti, analizzarli e studiarli sarà un’avventura straordinaria; di certo usciranno testi inediti e sconosciuti». |