Un vero «hub» della cultura Emanuele Imperiali Corriere del Mezzogiorno - Campania 6/5/2020
Un’estate di arte solidale. L’appello del direttore del Corriere del Mezzogiorno va colto e rilanciato con forza. Perché il lockdown appena concluso ha spazzato via molte certezze, molte speranze, ma anche tanti, troppi lavori faticosamente costruiti nel corso del tempo. E l’industria culturale è costretta a pagare un prezzo elevatissimo per l’impossibilità di fruire delle diverse forme di arti in questa fase della nostra vita collettiva. In tanti, troppi, lo danno quasi per scontato, come se fosse naturale, perché ben altre sarebbero le priorità alle quali rivolgere l’attenzione. Quest’atteggiamento denota non solo una miopia intollerabile ma anche scarsa o nulla conoscenza del peso economico dell’industria culturale campana.
Una filiera, perché di questo correttamente si tratta, in quanto coinvolge una molteplicità di settori, che alcune cifre chiave sono in grado di fotografare con nitida precisione: oltre 4,4 miliardi di valore aggiunto, il 16,6% di quello nazionale, tra ricchezza diretta ed indotta, un’incidenza pari al 4,7% sull’economia campana, 81 mila occupati, equivalenti al 5,4% del totale regionale. Svettando tra tutte le regioni del Sud. Val la pena soffermarsi un attimo su questi numeri per coglierne l’estrema importanza: il corona virus che sta distruggendo milioni di posti di lavoro nel mondo, rischia di trasformare queste decine di migliaia di addetti campani, nella stragrande maggioranza precari, partite Iva, discontinui, sottopagati, anche sommersi, in disoccupati, senza speranza e senza reddito.
Per farli entrare nella pandemia della povertà, come l’ha etichettata la sociologa Chiara Saraceno, con un’immagine plasticamente efficace. Prima che queste professionalità, spesso neglette, scarsamente considerate eppure indispensabili al funzionamento dei gangli vitali dell’industria culturale, siano definitivamente soffocate, cancellate, bisogna fare qualcosa.
In questi giorni il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha promesso che non saranno dimenticati, ricordando l’indennità di 600 euro ma anche una serie di stanziamenti specifici per aiutare i più deboli, compagnie, teatri, danze, musica, piccoli cinema, che finora non ricevevano contributi dal Fondo unico dello spettacolo. Insomma, gran parte di coloro ai quali Enzo D’Errico pensa di dedicare l’estate 2020 di arte solidale. Solo promesse? Mance insignificanti? Lo vedremo, quel che è certo è che qualcuno non li ha dimenticati, e già questo è un tenue, positivo segnale, se poi alle parole seguiranno i fatti lo verificheremo, giorno dopo giorno.
La cultura riveste un ruolo per il territorio napoletano e campano molto rilevante, ben più che in altre parti d’Italia, segnatamente al Nord, fatta salva qualche eccezione: perché non è solo produttrice di bellezza, di arte, di raffinatezza, ma è al tempo stesso una potente leva di sviluppo, soprattutto se consideriamo le naturali connessioni con il turismo culturale, che moltiplica la ricchezza indotta. L’inarrestabile balzo in avanti negli ultimi anni del Sistema produttivo e creativo è avvenuto, non solo ma soprattutto, grazie all’area metropolitana di Napoli, che si è confermata vero perno di questo segmento del mercato campano, con il 38% dell’offerta complessiva, e alla sua capacità di attrarre ben il 75% dei visitatori.
Un vero e proprio hub della cultura con una grande stabilità di strutture aperte al pubblico, ben 85 su 223 regionali. La capitale del Mezzogiorno può a buon titolo vantare un’assoluta centralità nel panorama storico-culturale ed artistico meridionale, grazie anche alla sua posizione baricentrica in termini di attrattività. Ma, pur partendo da quest’invidiabile posizione di primazia indiscussa, già prima del corona virus la spesa pubblica per investimenti nel settore culturale in Campania si era più che dimezzata negli ultimi dieci anni, nonostante le grandi opportunità offerte dall’utilizzo delle risorse comunitarie. Mentre proprio la cultura favorisce la crescita di un territorio sano e contribuisce alla presa di coscienza matura della collettività regionale.
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