Ore 11: si aprono le porte dei musei. «Entrate, l’arte non è contagiosa» Giorgia Mecca Corriere della Sera - Torino 19/5/2020
Sessanta persone a Camera: Piero ha l’abbonamento ma sceglie di pagare lo stesso. Alla Sandretto il primo è un bimbo di tre mesi. E oggi tocca a Rivoli
Alle 11 in punto, Camera è stato il primo museo cittadino e uno dei primi in assoluto in Italia a riaprire le porte al pubblico, dopo più di due mesi di quarantena. Misurazione della temperatura all’ingresso, segnali colorati sul pavimento che indicano la distanza di sicurezza da rispettare, gel disinfettante, mascherina obbligatoria, prenotazione consigliata sul sito e la visita può cominciare in sicurezza. All’interno delle sale di via delle Rosine, la mostra sui capolavori della collezione Bertero che comprende fotografie di Luigi Ghirri, Robert Capa, Gabriele Basilico, Ferdinando Scianna, è stata prorogata fino al 30 agosto. Piero, il primo visitatore, non vuole perdere tempo, alle 11.20 si presenta alla cassa e, pur avendo l’abbonamento a Torino Musei, vuole pagare il biglietto intero. «Era vitale ricominciare a frequentare posti come questo». Laura, la seconda, è partita da fuori Torino per visitare la mostra. «Appena ho saputo che si poteva prenotare online, ho mandato l’email, volevo essere la prima. Nei prossimi giorni andrò anche al Castello di Rivoli (che riapre oggi, ndr). I musei sono stati la cosa che più mi è mancata durante questi mesi di buio totale».
In epoca di distanziamento sociale, il centro ha sostituito le visite guidate con un sistema di audiovisite e contenuti audio da ascoltare grazie ai «qr code», nel corso della giornata altre sessanta persone visiteranno la mostra, aperta tutti i giorni dalle 11 alle 19 (per programmare una visita bisogna scrivere a prenotazioni@camera.to).
A quattro chilometri di distanza, alle 12, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ha accolto la prima visitatrice con un sorriso oltre la mascherina e un gomito a gomito, il nuovo saluto in tempi di coronavirus. Silvia si è presentata all’ingresso di via Modane con suo figlio Cesare, di tre mesi (per la prima volta in un museo) dentro il passeggino. Voleva essere la prima a visitare la mostra Aletheia di Berlinde De Bruyckere dopo il lockdown.
E così è stato: mamma e figlio hanno potuto camminare tra le sculture dell’artista. «Le opere non starnutiscono e non sono contagiose», ha detto la presidente della Fondazione. «Anche prima del coronavirus non si potevano toccare e i visitatori dovevano mantenersi a distanza, proprio come adesso. Era giusto riaprire, con tutte le precauzioni e un sistema di prenotazioni online per garantire il rispetto delle regole». Il museo riapre sabato e domenica dalle 12 alle 19, per prenotare bisogna mandare una mail a biglietteria@fsrr.org. Ieri la Fondazione ha accolto trenta persone nei suoi spazi, dopo Cesare e sua mamma, hanno voluto festeggiare la fine del lockdown torinesi di tutte le età che non vedevano l’ora di rientrare in un museo. Anche gli spazi di via Modane mettono a disposizione degli utenti gel disinfettante e la misurazione della temperatura. All’ingresso, poi, una schermata ricorda tutte le indicazioni da seguire per una visita in sicurezza. Per il resto vige l’obbligo della mascherina, ma soprattutto il buon senso delle persone per un’esperienza responsabile e libera. Dopo la quarantena, oltre le mascherine, in realtà tutto è rimasto com’era: le opere d’arte sono sempre le stesse.
|