Ritorno all’Ambrosiana Chiara Vanzetto Corriere della Sera - Milano 29/5/2020
Caravaggio e Raffaello sono i must. «Ma cercate anche la Natura morta di Baschenis e il mantello piumato appartenuto a Manfredo Settala» I consigli insoliti del direttore Rocca
Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana: la più antica istituzione culturale cittadina, progettata e realizzata da un grande mecenate per essere da sempre aperta al pubblico. Il mecenate lungimirante, raffinato bibliofilo e collezionista d’arte, era il Cardinal Federico Borromeo: primo a Milano, aveva messo a disposizione di tutti il suo patrimonio di volumi e opere aprendo nel 1607 la Biblioteca, nel 1609 la Pinacoteca, nel 1618 l’Accademia di belle arti. Ancor oggi l’Ambrosiana nel suo complesso è un’agorà di scambi e ricerche. Ma ciò che più coinvolge milanesi e turisti è il patrimonio di pitture, sculture e memorabilia della Pinacoteca, che riapre domani ai visitatori secondo le nuove norme di tutela della salute: si può dunque tornare a incantarsi davanti al «Cartone della Scuola di Atene» di Raffaello, alla «Canestra di frutta» di Caravaggio, al «Ritratto di musico» di Leonardo.
Non bisogna farsi ingannare dalle origini del museo in un ambito religioso: i beni sono molto vari per tipologie e soggetti. Al di là allora delle «eccellenze» più celebri, abbiamo chiesto a Don Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca, di suggerirci qualche spunto per un incontro ravvicinato con pezzi meno noti. «Un dipinto di cui si parla poco, tra i miei preferiti, è la “Natura morta con strumenti musicali” di Evaristo Baschenis, 1660-1670 — racconta la guida d’eccezione —. In apparenza rappresenta un tavolo con diversi strumenti. Ma il realismo del pittore si spinge a rappresentare lo strato di polvere che copre il legno, trasformando lo still life in allegoria: la polvere indica che gli strumenti sono muti da tempo e dunque la musica è un’esperienza effimera, come tutto quanto riguarda i sensi umani». Bella e interessante, prosegue, una «Veduta marina» del 1611 di Paul Bril, fiammingo molto apprezzato dal Cardinal Federico: la commissionò lui stesso e la riteneva una tra le sue opere più care per la verosimiglianza e la serenità del paesaggio. Sculture? «Conserviamo anche noi due frammenti dell’imponente monumento funebre di Gaston de Foix, opera del Bambaia, 1516-17, smembrato in sei musei. Le nostre lesene sono stupefacenti per effetti di tutto tondo ed eleganza decorativa». Tra le curiosità preziose Don Rocca indica poi il delicatissimo mantello Tupinambà appartenuto alla wunderkammer del medico milanese del ‘600 Manfredo Settala: esposto solo da un anno, il cimelio brasiliano è composto di piume di Iris Rubra cui il recente restauro ha restituito la tinta rosso vivo.
Tra le curiosità preziose anche la teca con una ciocca di capelli biondi di Lucrezia Borgia: oggetto di fattura squisita realizzato nel 1928 dall’orefice meneghino Art Déco Alfredo Ravasco. La si può vedere all’interno di una piccola rassegna dossier, che avrebbe dovuto far parte del programma di Museocity / Museosegreto, costruita su testimonianze, documenti e autografi di figure femminili celebri, conservati in Ambrosiana: viene aperta in questa occasione ed espone anche poesie inviate da Alda Merini al Cardinal Ravasi, lettere di Marianna De Leyva (la manzoniana monaca di Monza) al Cardinal Federico, quaderni di studio e libri di Gaetana Agnesi, linguista e matematica milanese del XVIII secolo.
|