Schmidt: ridare le opere dei musei alla chiese dove erano collocate Edoardo Semmola Corriere Fiorentino 29/5/2020
Eike Schmidt riapre Palazzo Pitti e apre anche un nuovo dibattito. «Credo che il momento sia giunto: i musei statali compiano un atto di coraggio e restituiscano dipinti alle chiese per i quali furono originariamente creati». Non farà il primo passo, aspetta di capire come sarà accolta la proposta. Ma, nel caso, è pronto a mettere sul tavolo il piatto forte, «il caso più importante» che si trova proprio agli Uffizi: «La Pala Rucellai di Duccio di Buoninsegna, che nel 1948 fu portata via dalla basilica di Santa Maria Novella». E sono tante le opere fuori posto a Firenze.
Il direttore alla riapertura di Palazzo Pitti: anche così si spostano i flussi. Il caso della Pala Rucellai
Eike Schmidt riapre Palazzo Pitti e apre anche un nuovo dibattito. «Credo che il momento sia giunto: i musei statali compiano un atto di coraggio e restituiscano dipinti alle chiese per i quali furono originariamente creati». Non farà il primo passo, aspetta di capire se il tema incontra l’interesse generale. Ma, nel caso, è pronto a mettere sul tavolo il piatto forte, «il caso più importante» che si trova proprio agli Uffizi: «La Pala Rucellai di Duccio di Buoninsegna, che nel 1948 fu portata via dalla basilica di Santa Maria Novella». L’idea si inserisce nel più ampio dibattito su come far ripartire i luoghi di cultura al di là del (perduto) turismo di massa. Nel post-Covid. E quindi orientare i flussi in modo diverso. Sulla stessa linea si inserisce un’altra proposta del direttore: istituire l’albo delle guide turistiche. L’idea di far tornare le opere nei rispettivi luoghi d’origine incontra l’approvazione di monsignor Timothy Verdon, direttore dell’Ufficio di Arte Sacra e Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Firenze e del museo dell’Opera del Duomo: «Una provocazione estremamente positiva» la definisce. Anzi «rivoluzionaria, nel senso che l’indirizzo degli ultimi secoli è stato esattamente il contrario». Ma soprattutto «bellissima», anche se «molto difficile». Perché «lo Stato dovrebbe venire incontro alla chiesa affinché l’opera abbia garantita sicurezza, aerazione, illuminazione e protezione». Plauso, pur moderato, anche dal cardinale Giuseppe Betori anche se «ogni caso andrebbe valutato singolarmente». L’arcivescovo indica tre criteri: «Valutare se lo spazio rimodellato di una chiesa potrebbe essere adatto», uno sulle «garanzie di tutela e sicurezza» e un terzo sul ritrovare il «contesto religioso». Mentre la vicepresidente della Regione Monica Barni sposa la proposta con meno riserve.
La riapertura di Palazzo Pitti non è stata solo l’occasione per la provocazione di Schmidt, ma anche un primo banco di prova per un museo cresciuto tantissimo negli ultimi anni. Per ora le sale restano aperte solo la mattina e i visitatori sono ovviamente ancora pochi, ma non pochissimi: alle 14 se ne contavano 69. Tanti stranieri, anche se residenti a Firenze. Un gruppo di tre americane, quattro studentesse spagnole, una ragazza giapponese, un trio di amiche che si sono sedute anche al bar del museo: una dall’India, una dall’Australia e una da Los Angeles. Alcuni studenti di Architettura. E una coppia di turisti: lui di San Giovanni Valdarno, lei di Roma. «Non eravamo mai venuti prima a Palazzo Pitti, sapendo che non ci sarebbe stata coda ne abbiamo approfittato. Tra due ore abbiamo appuntamento in Duomo». Tra i custodi un po’ di allarme iniziale: «Nella prima ora non ho visto passare nessuno — raccontano dall’ultimo piano — La sensazione era inquietante». I visitatori hanno approfittato anche per vedere le due mostre appena inaugurate: «La grandezza dell’universo» nell’arte di Giovanna Garzoni e «Ai Piedi degli dei». |