Da oggi alla Reggia di Venaria, la prima mostra dopo-covid. Si riparte dal Barocco Alessandro Martini - Maurizio Francesconi Corriere della Sera - Torino 30/5/2020
Duecento capolavori per 50 visitatori
Dopo due mesi in cui le opere già allestite sono rimaste in silenzio, è il momento dello svelamento: Sfida al Barocco. Roma Torino Parigi 1680 – 1750 apre al pubblico a Venaria Reale e rimarrà visibile sino al 20 settembre, prorogata di tre mesi. È una mostra spettacolare ed emozionante e trova la sua forza nell’originalità del taglio e sicuramente nell’allestimento. Raccoglie 200 tra dipinti, disegni, sculture, arazzi e opere di oreficeria, allestiti in 15 sezioni come in una grande «galleria barocca» e provenienti dalle maggiori istituzioni internazionali come Musei Vaticani e Uffizi, Louvre, Getty di Los Angeles, National Gallery di Londra, Versailles, Metropolitan di New York. È anche una delle prime grandi mostre della riapertura dei musei post-Coronavirus e la visita, inevitabilmente, adotta ogni necessaria misura di sicurezza: termometro, mascherina, 50 visitatori per volta (previa prenotazione online) e accesso scaglionato.
Dopo due mesi in cui le opere già allestite sono rimaste in silenzio, è il momento dello svelamento: Sfida al Barocco. Roma Torino Parigi 1680 – 1750 apre al pubblico a Venaria Reale e rimarrà visibile sino al 20 settembre, prorogata di tre mesi. È «l’esito di un lungo progetto voluto dalla Fondazione 1563 e propone un’interpretazione originale, quello della “sfida” negli anni in cui cambiano molte cose nell’esperienza artistica e nel modo di fare arte», spiega Giuseppe Dardanello, curatore della mostra con Michela Di Macco. È una mostra spettacolare ed emozionante (soprattutto nella sezione delle pale d’altare e degli arazzi) e, frutto di ricerche pluriennali, non insegue i grandi nomi e le opere più note, ma trova la sua forza nell’originalità del taglio e sicuramente nell’allestimento. Raccoglie 200 tra dipinti, disegni, sculture, arazzi e opere di oreficeria, allestiti in 15 sezioni come in una grande «galleria barocca» e provenienti dalle maggiori istituzioni internazionali come Musei Vaticani e Uffizi, Louvre, Getty di Los Angeles, National Gallery di Londra, Versailles, Metropolitan di New York. Pezzi importanti arrivano da Torino e dal territorio: non solo Musei Reali e Fondazione Accorsi-Ometto, ma anche la chiesa di Grazzano Badoglio con un magnifico dipinto di Andrea Pozzo. La rappresentazione della grande architettura barocca e della sua spazialità, è lasciata al contenitore con la sua dimensione spettacolare: la Citroniera juvarriana accoglie le opere come una straordinaria scenografia, valorizzata dall’illuminazione e dall’allestimento di Massimo Venegoni.
Sfida al Barocco è anche una delle prime grandi mostre della riapertura dei musei post-Coronavirus e la visita, inevitabilmente, adotta ogni necessaria misura di sicurezza. Al cancello d’entrata un visore controlla la temperatura di ogni visitatore. Ovviamente muniti di mascherina, si accede alla reggia (attraversando il bookshop, regolarmente aperto): 50 visitatori per volta (previa prenotazione online) e accesso scaglionato (il numero sale fino a 250 all’ora per i giardini). L’ingresso alla Citroniera è introdotto da uno scenografico tendaggio che, aperto, svela i tesori esposti. Se ci si aspetta una classica mostra sul Barocco si rimarrà, se non delusi, quantomeno stupiti: i curatori propongono un approccio del tutto originale. «Non è una mostra sulla committenza e sui grandi cambiamenti epocali ma su come gli artisti guardano al passato e di come i loro modelli divengono strumenti attivi di cambiamento, capaci di sollecitare una reinterpretazione nuova e rivolta al futuro», spiega Dardanello. Roma è un luogo imprescindibile grazie alla presenza dell’antico e dei grandi maestri del 500 e 600 ma anche il modello a cui guarda Parigi prima di aprirsi al colore e alla natura, con uno sguardo rivoto alla grande pittura veneziana e del Nord Europa. «Torino è il terzo polo di questo discorso, perché tra 600 e 700, e proprio grazie agli artisti, intreccia un rapporto stretto con Roma e Parigi, confrontandosi con il passato e con le dinamiche della produzione contemporanea», spiega ancora Dardanello. Il Barocco è il primo momento in cui la capitale sabauda elabora una proposta autonoma attraverso le arti visive: «Tutto ciò grazie soprattutto a Juvarra che, in ogni suo intervento su residenze reali e chiese, opera una selezione di artisti e opere in modo innovativo e originale, promuovendo i nuovi nomi della migliore produzione regionale». Ecco quindi la grande stagione torinese con De Mura, Solimena, Beaumont, Ladatte, Meissonnier…
Se il visitatore non troverà i grandi capolavori da manuale scolastico (sebbene non manchino le meraviglie di Chardin, Subleyras e Maratti), non potrà non rimanere a bocca aperta davanti alle enormi pale d’altare, agli arazzi, all’allegoria della Pittura, Scultura e Architettura di Pompeo Batoni (dalla Collezione Cerruti di Rivoli), alla Galleria immaginaria di vedute di Roma antica e moderna di Giovanni Paolo Pannini (dal Metropolitan di New York) fino al Nudo femminile di schiena di Pierre Subleyras (da Palazzo Barberini), che lascia letteralmente senza fiato. |