Milano. Prime code ai musei. Ma le guide: estate magra senza turisti Fabrizio Guglielmini Corriere della Sera - Milano 8/6/2020
Qualcosa si muove. Le prime code davanti agli ingressi dei musei milanesi sono un piccolo segnale di speranza dopo i giorni di riapertura in sordina, dal 26 maggio scorso. Si entra solo con prenotazione e seguendo orari ridotti ma il pubblico davanti ai capolavori ci riporta comunque a una dimensione di parziale normalità. Non così per il settore delle guide turistiche che si trova alle spalle tre mesi di lavoro persi e una prospettiva estiva che gli operatori definiscono «drammatica». «Basta dare un’occhiata alla tranquillità di piazza Castello dove si fermavano decine di autobus turistici; sparite le comitive, sparite le gite scolastiche. E adesso ci troviamo nel bel mezzo di un bilancio ancora provvisorio ma già del tutto negativo: per noi il 2020 è ormai bruciato, compreso il business dei congressi, visto che a Milano preferiranno le videoconferenze o altre città» — ne è sicura Carmen Moscotti presidente dello storico Centro Guide Milano, fondato nel 1960 — «e i sostegni statali sono finiti con giugno; ci troviamo in una situazione mai affrontata prima; occorre come minimo sospendere gli oneri delle partite Iva, profilo adottato dalla maggior parte delle guide». È questo il criticissimo contesto che le tiene al palo: 500 nella città metropolitana di Milano, il triplo in Regione. Un mondo frammentato, stretto fra problemi economici e voci che cercano idee unitarie. Se da una parte ci sono soggetti aggregatori come Confguide-Confcommercio e Agta (Guide turistiche abilitate), nella realtà decine di strutture o società di persone si sono costituite per la vendita di servizi turistico/culturali durante il boom post-Expo, ora venuto meno.
Altri fattori critici li sottolinea Valeria Gerli, presidente di Confguide-Gitec (Guide italiane turismo e cultura): «Azzerati gli arrivi — dice Gerli — ci chiama qualche cliente milanese a cui proponiamo itinerari in quartieri poco noti agli stessi residenti o a tema storico o artistico».
Sciolta invece, almeno a livello regionale, l’incognita del numero di persone che le guide possono condurre in un museo o in altro luogo culturale: il massimo consentito è di dieci visitatori. «Su questo paghiamo una burocrazia eccessiva, inoltre l’utilizzo di radiotrasmittenti regola di per sé il distanziamento».
Negli ultimi cinque anni il settore ha incrementato i volumi di lavoro, con quasi undici milioni di presenze all’anno solo a Milano; oggi che i turisti sono spariti, diventa difficile ripensarsi: gli appelli di categoria vanno al Governo e alla Regione, soprattutto per sostegni economici di più lungo periodo e sconti fiscali.
Al capitolo associazioni appartiene anche Algat, nata negli anni Novanta e riconosciuta dalla Regione Lombardia, che riunisce lavoratori autonomi fra cui «accompagnatori turistici, culturali e spirituali — sottolinea il sito — oltre che storici, interpreti e personale per fiere». Un’ulteriore tipologia che rende però chiara la richiesta, da più parti invocata, di una legge che riordini il settore. «E proprio la mancanza di un intervento statale che dia ufficialità a un’unica organizzazione — dicono molte guide — è il motivo per cui ci siamo trovate escluse dalle misure salva-turismo del decreto Rilancio». |