Padova. Villa Breda nelle mani del Comune accordo su cinque anni di gestione Davide D’Attino Corriere del Veneto, Padova e Rovigo - 2/7/2020
Intesa con il commissario della Fondazione. Giordani: è un bene dei padovani da valorizzare
È più o meno da inizio consigliatura, quindi ormai da tre anni, che la giunta cittadina (a cominciare direttamente dal sindaco Sergio Giordani) continua a manifestare l’intenzione di acquisire la proprietà di Villa Breda. Ovvero l’antica dimora veneziana, costruita intorno alla metà del 1600, che si trova in via San Marco a Ponte di Brenta, proprio a due passi dal ponte sul fiume, e che fa parte dell’immenso patrimonio immobiliare della Fondazione Breda. Cioè l’Ipab che, all’inizio del secolo scorso, il senatore Vincenzo Stefano Breda ha lasciato in eredità ai padovani e che, negli anni scorsi, la Regione ha deciso di sciogliere e porre in liquidazione dopo il crac finanziario di decine di milioni di euro scoppiato una decina d’anni prima, con relativi strascichi giudiziari, per colpa degli amministratori dell’epoca.
Finora però, a differenza di quanto fatto per gli altri beni della Fondazione, tra cui figurano soprattutto l’ippodromo delle Padovanelle e il vicino hotel-ristorante con due piscine, campo da tennis, giardino e sala congressi, il tribunale non ha mai messo in vendita all’asta Villa Breda. Aste plurimilionarie, peraltro, che sono sempre andate deserte (l’ultima a ottobre dell’anno passato). E allora, prima che ai piani alti di via Tommaseo cambino idea, Palazzo Moroni ha deciso di giocare d’anticipo. Tanto che ieri, dopo aver siglato un apposito accordo con il commissario straordinario della Fondazione (il commercialista trevigiano Marco Della Putta), il sindaco Giordani ha fatto approvare in giunta una delibera propedeutica alla presa in concessione dell’edificio (e dell’immenso parco circostante) per i prossimi cinque anni, impegnandosi da subito ad effettuare alcuni lavori di manutenzione straordinaria del valore di 60 mila euro. Nel quinquennio in questione, inoltre, il Comune si farà carico del pagamento di tutte le utenze e delle spese tributarie ad eccezione dell’Imu. E ovviamente, qualora intanto Villa Breda finisse all’asta e trovasse un compratore, Palazzo Moroni libererà l’immobile nel più breve tempo possibile. A meno che, ipotesi tutt’altro che improbabile, non decidesse di partecipare a tale asta.
«Villa Breda e il suo parco - ha commentato il sindaco - rappresentano un bene preziosissimo non solo per Ponte di Brenta, ma per tutta la nostra città. Un bene dei padovani che deve restare ai padovani e che abbiamo l’obbligo morale di valorizzare e riaprire al pubblico, dando così seguito al lascito del senatore Breda». Già, riaprire al pubblico Villa Breda. Ma per farci cosa? «Continueremo a collaborare con Lucia Barbato che negli ultimi anni, con l’associazione Viviamo Villa Breda, si è battuta strenuamente per far sì che il complesso restasse in mani pubbliche. E poi - ha spiegato l’assessore comunale alla Cultura, Andrea Colasio - organizzeremo varie iniziative culturali per far conoscere a padovani e turisti un luogo che possiede un importante valore storico e artistico e che, non a caso, è protetto da numerosi vincoli della Soprintendenza». Parole che l’assessora cittadina al Verde Pubblico, Chiara Gallani, rinforza così: «Sarà nostro compito potenziare al massimo non solo l’edificio, ma anche il grande parco che gli gira attorno e che costituisce un suggestivo polmone verde proprio all’ingresso di Padova». |