Stefano Fusco: “Acquedotto del Serino salvato dal degrado, ma istituzioni facciano di più” Francesca Sabella Il Riformista 19/7/2020
«Riqualificare un bene storico che versa in condizioni di degrado è complicato perché mancano i fondi e le istituzioni procedono in maniera slegata. E poi è fondamentale la mappatura dei beni storici abbandonati», spiega Stefano Fusco dell’associazione Vergini Sanità. Eppure, nonostante l’iter burocratico difficile e la mancanza di denaro, l’associazione Vergini Sanità, nata con l’obiettivo di promuovere progetti integrati per la riqualificazione del contesto urbano compreso tra il Borgo dei Vergini e il Rione Sanità, ha portato alla luce un tratto dell’acquedotto augusteo del Serino restituendo questa meraviglia dal valore inestimabile a cittadini e turisti.
L’acquedotto del Serino è un’infrastruttura di epoca romana tra le più imponenti del mondo antico, che si sviluppa per circa 100 chilometri, dalle sorgenti fino alla Piscina Mirabilis a Miseno. Sorge nei sotterranei del palazzo Peschici-Maresca, di proprietà dell’arciconfraternita dei Pellegrini, era adibito a discarica e cantina prima dell’arrivo dell’associazione che l’ha liberato da spazzatura di ogni tipo per donargli nuovamente l’antico splendore. L’operazione è stata finanziata esclusivamente da raccolte fondi e da privati, 10mila euro e neanche un centesimo dal Comune o dalla Regione. E questo perché «spesso non ci sono i fondi e se ci sono l’accesso è complicato – spiega Fusco – Serve un canale di finanziamenti creato ad hoc per i privati e le associazioni che decidono di riqualificare un bene dal valore storico e artistico». Facile a dirsi, ben più difficile a farsi.
«Occorre una riforma a livello nazionale che magari realizzi uno sportello per i finanziamenti, poi deve cambiare anche l’organizzazione dei vari enti istituzionali». Quando si tratta di un bene storico è sempre difficile stabilire di chi è, chi lo gestisce e chi dovrebbe prendersene cura. «Questo accade perché gli enti non comunicano tra loro – dice Fusco – Il Comune dovrebbe riunire allo stesso tavolo Soprintendenza, Curia, proprietari privati e chi si occupa della tutela del bene per fare il punto della situazione e decidere come muoversi per rivalorizzare parte del patrimonio». In questo modo, si avrebbe anche una visione più chiara dei siti che necessitano interventi immediati, di qui l’esigenza di un censimento di tutti i luoghi storici abbandonati.
«Avere una mappatura dei siti è il primo livello di conoscenza – osserva Fusco – Se non si conosce neanche quello che abbiamo, è impensabile poterlo salvare. Il Comune gestisce il centro storico di Napoli, patrimonio dell’Unesco, e spetta a lui fare il censimento». Per il momento non c’è nessuna mappa dei luoghi della città, solo qualche riga qui e lì sui libri universitari. La fondazione Vergini Sanità, però, ne ha realizzate tre segnalando edifici sconosciuti, dismessi e che spesso sono stati recuperati e resi fruibili. Le mappe sono state realizzate studiando dati bibliografici e effettuando sopralluoghi. La valorizzazione e il recupero del patrimonio ambientale e architettonico sono strumenti indispensabili per migliorare la vivibilità, la sicurezza e la crescita sociale di un quartiere e di conseguenza dell’intera città. https://www.ilriformista.it/stefano-fusco-acquedotto-del-serino-salvato-dal-degrado-ma-istituzioni-facciano-di-piu-132717/
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