Ritorno in città Massimo Gramellini Corriere della Sera 29/8/2020
Le città grandi e piccole in cui da lunedì ricominceremo a vivere sono irriconoscibili rispetto a un anno fa. La pandemia ha cambiato la geografia dei centri storici, che negli ultimi decenni avevano espulso i residenti per consegnarsi ai turisti e agli uffici, modellandosi sulle esigenze dei nuovi padroni. Era sorta una foresta amazzonica di bar, alberghi, airbnb, ristoranti e negozi, locali di lusso e per la massa. A febbraio, quando ancora ci si poteva abbracciare senza rischiare di prendersi la prostatite, ero stato a trovare un amico in un condominio non distante dal Colosseo: l’unico ad abitarvi tutto l’anno era lui. Il Covid è passato come una pialla sui gestori degli esercizi commerciali e su una tendenza che credevamo inesorabile. I turisti sono spariti e gli uffici retrocedono un po’ alla volta, riducendo i metri quadrati degli affitti per trasferire una parte del lavoro nelle case private, che già cominciano ad adeguarsi al nuovo corso, creando spazi condominiali comuni per chi, magari sposato con figli, non può trasformare in studio professionale un appartamento concepito in origine come dormitorio.
Stiamo parlando di un cambiamento epocale, che ha già rivoluzionato il panorama urbano e gettato sul lastrico migliaia di persone, ma potrebbe sfociare nella rioccupazione dei centri storici da parte dei residenti. Sarebbe un finale ironico e quasi paradossale: le città di nuovo in mano ai cittadini. |