Napoli. Incurabili, dal lungo degrado alla necessità di «ri-partire» Rossana Di Poce Corriere del Mezzogiorno - Campania 15/9/2020
L’Ospedale degli Incurabili a Caponapoli è venuto a costituirsi nei secoli come una complessa cittadella ospedaliera, a partire dal voto della venerabile Maria Lorenza Longo. Il 23 marzo 1522 dal primitivo ospedale di San Nicola al Molo, dove Maria prestava le sue opere, in processione vengono portati i malati nella nuova struttura di Caponapoli; viene celebrata la prima solenne messa nell’attigua Santa Maria del Popolo.
Si aggregheranno in seguito la Cappella di Santa Maria Succurre Miseris dei Bianchi di Giustizia, l’abitazione di Maria Longo, il monastero delle Convertite e il monastero delle Riformate di Santa Maria di Gerusalemme (1536). Ulteriore espansione e ristrutturazione dell’ospedale si ha nel Settecento. Nell’Ottocento, è inglobata la chiesa di Santa Maria delle Grazie, il relativo chiostro, e l’ospedale arriva fino a via Foria scavalcando la collina: il grande edificio ottocentesco, danneggiato dalla II Guerra mondiale, viene demolito per far spazio all’attuale Istituto comprensivo Casanova detto “Il Palazzaccio”.
Gli Incurabili sono un immenso palinsesto culturale e storico i cui problemi strutturali risalgono a ben prima del crollo del pavimento della chiesa di Santa Maria del Popolo nel marzo del 2019. Il mese successivo, lo ricordiamo, tutto il complesso ospedaliero viene sgomberato, compresi gli alloggi delle famiglie lungo il perimetro. Gli articoli del Corriere del Mezzogiorno ci aiutano a ripercorrere la storia dei dissesti degli ultimi anni. Il pronto soccorso ostetrico viene chiuso perché a rischio crollo insieme a Ostetricia e Neonatologia: a Napoli centro non si nasce più dal 18 dicembre 2015. A nulla sono valse le petizioni e gli appelli delle Cappuccine delle Trentatré per riavere lo storico reparto maternità.
Chiusi di corsa i reparti, ci si è accorti di recente che furono lasciati marcire anche macchinari che potevano essere recuperati: culle, isole neonatali e incubatrici (febbraio 2019). Qualche anno dopo la chiusura della maternità, nel 2017 in un accurato articolo, l’architetto Stefania Pollone (Federico II) pubblica lo stato di degrado di Santa Maria del Popolo mettendo in luce i frettolosi restauri post-bellici e quelli non meno maldestri post-sisma 1980: da allora la chiesa non aveva riaperto che saltuariamente, con i ponteggi a vista e le perdite d’acqua dal soffitto. I dissesti strutturali soprattutto nella zona su cui scarica la cupola, quella crollata, erano stati rilevati dalla studiosa. Il 18 settembre 2018, si verifica il distacco dello scalone storico dell’ospedale: qualche tempo prima una voragine di sei metri venne individuata proprio sotto lo scalone, e una ulteriore perpendicolare si apre in direzione della farmacia.
Le pubblicazioni dell’ingegner Clemente Esposito, il veterano delle cavità di Napoli, avevano rilevato da decenni lo stato precario del sottosuolo degli Incurabili. Mentre cercava la “piscina” entro cui venivano depositati storicamente i cadaveri dei malati, l’ingegnere aveva esplorato pozzi, cisterne, piscine e cavedi che costellano tutta l’area. È lui che ha redatto il dossier consegnato alla Procura, e che rileverebbe le anomalie delle condotte idriche all’origine del disastro attuale. E ancora, il 6 febbraio del 2019, si apre una voragine davanti all’ingresso del Cup; tre giorni dopo, un blitz dei Vigili del fuoco dichiara inagibile l’intera palazzina A del complesso, ordinandone lo sgombero.
Infine, il fatale crollo in chiesa del 24 marzo. La tomba anepigrafa di Maria d’Ayerba, duchessa di Termoli, rimane in bilico sospesa sopra la voragine che sprofonda nel garage sottostante (foto in pagina ). Le ossa della cofondatrice degli Incurabili, vengono recuperate dai calcinacci. Speriamo torni presto nella chiesa che aveva voluto e finanziato, tra le tombe del figlio e del marito. Il grande piano di recupero degli Incurabili, annunciato a marzo 2020, aspetta che si designi il vincitore della prima tranche del concorso di Invitalia: 7,1 milioni di euro (data di scadenza del bando, maggio 2020). La splendida e settecentesca farmacia storica è inagibile e puntellata, ancora fortunatamente sul posto, nel grande contesto da cui non può e non deve essere alienata.
Oggi, il Museo delle Arti Sanitarie nel vecchio monastero delle Convertite continua a funzionare; la bella farmacia ottocentesca di Fra’ Nicola e i reperti che riassumono la storia di questo incredibile ospedale e della medicina tutta, sono fortunatamente ancora visitabili. Quando il grande progetto di recupero degli Incurabili sarà finito, speriamo tutti di vedere il museo nelle stanze che per secoli hanno curato i napoletani. Il grande ospedale nato dalla carità di Maria Lorenza, la cui santificazione si avvicina, ci lascia sperare. Uno dei più grandi patrimoni storici della città è in pericolo: oggi siamo tutti al capezzale dell’Ospedale degli Incurabili. |