Bologna. L’ultimo giorno dell’Ibc Marco Marozzi Corriere di Bologna 27/11/2020
Una cinquantina di domande, una quindicina di preselezionati. Fra loro sorgerà il nuovo direttore, con probabilmente l’interregno di un commissario. Si spegne un laboratorio culturale nato nel 1974: l’Istituto per i Beni Culturali, poi diventato Ibcn, con l’estensione ai beni naturali. Si accende il tentativo dell’assessore regionale Mauro Felicori di accorpare e ridefinire tutte le competenze per la cultura dell’Emilia-Romagna.
Ancora una riunione del Comitato direttivo per approvare un residuo di bilancio, poi dal 1° gennaio il sole tramonta sull’antico palazzo di via Galliera 21, sede dell’IBC. Fine dell’autonomia dell’istituto voluto da Guido Fanti e fondato da Andrea Emiliani. La Regione che lo creò quarantasei anni fa lo porta all’ombra delle moderne Torri del Fiera District, creazione di Fanti, mai davvero incorporata nel “cuore” di Bologna, prima stoppata nello sviluppo dal sindaco Renato Zangheri, poi via via ascesa come potere economico e politico — con i centri-guida delle Regione e delle Coop — fino a una estesa egemonia sulla ex-capitale ora Città Metropolitana.
L’Ibc consacra un’epoca e il suo declino. Ieri pomeriggio si è svolta via streaming quella che sembrava essere l’ultima riunione del consiglio direttivo, con i professori Michelina Borsari, Franco Farinelli, Claudio Spadoni e la manager Marzia Zambelli. Poi per uno slittamento tecnico ce ne sarà un’altra entro il 2020. Definitiva, di ordinaria amministrazione burocratica. Il destino culturale e politico dell’istituto è già tracciato da tempo. Al concorso pubblico per il posto di direttore — funzione ora svolta ad interim da Gianni Cottafavi, dirigente regionale —ha partecipato una cinquantina di persone. La preselezioni ne ha designata una quindicina. Il vincitore, esaminato da una commissione, guadagnerà al lordo come un dirigente regionale, più indennità di posizione di 61.689,10 euro e una retribuzione di risultato fino a 5.250 euro. Il 1° gennaio cesserà anche la presidenza di Roberto Balzani, lo storico, ex sindaco di Forlì, che all’università vociferano come aspirante al rettorato. Ancora da decidere, per tutti gli incarichi, un eventuale interregno. Tutto il personale è confermato.
Tutte le funzioni passano alla Regione. Parte il Progetto Felicori, già dirigente culturale del Comune di Bologna, spesso non valorizzato da sindaci e assessori nonostante le sue realizzazioni e l’estro, divenuto famoso come direttore della Reggia di Caserta sotto il ministro Dario Franceschini, tornato trionfalmente a casa a 68 anni come assessore alla Cultura e al Paesaggio.
L’Ibc di Fanti politico ed Emiliani grande storico dell’arte e organizzatore culturale fu il pioniere della scelta di fare della cultura uno dei cardini dell’identità della Regione appena nata. Emiliani aveva elaborato il concetto di bene culturale, con pari valore fra paesaggio e opera artistica. Equilibrio complicato, fra istituzioni ed autonomia, fra preservare a proporre. Dopo Emiliani il successore alla presidenza Lucio Gambi, si dimise quasi subito.
Mentre cambiavano i tempi e le leadership culturali, il cammino dell’Ibc si è fatto sempre più travagliato nei decenni, nonostante presidenze di nome come l’italianista Ezio Raimondi, lasciando infine spazio a piccoli escamotage (“i furbetti del cartellino”) di alcuni dipendenti. Felicori ha chiamato a un avvicinamento fra momento politico e tecnico. Da vedere quanto la fine sarà un nuovo inizio. |