Nola, ladri nel convento di Sant’Angelo in Palco. Rubati marmi e maioliche Angelo Agrippa Corriere del Mezzogiorno - Campania 13/12/2020
È un grido di dolore che si rinnova dinanzi ai continui saccheggi che subisce il convento del ’400 di Sant’Angelo in Palco a Nola, su quel monte Cicala dove sorgeva l’abitazione di Giordano Bruno.
Ieri, un nuovo allarme, scattato con ritardo, quando i ladri avevano già devastato alcuni altari del chiostro, staccandone marmi e stucchi, e smontato una fontana del ’600 e divelto la pavimentazione di maioliche in chiesa. Sono intervenuti i carabinieri di Nola, che hanno avviato le indagini, e gli ispettori della Soprintendenza ai Beni culturali per una ricognizione sul posto.
Lo storico e prestigioso complesso monumentale costruito nel 1430 ad opera del conte di Nola, Raimondo Orsini, ed oggi di proprietà dei frati francescani, è abbandonato da parecchi anni. Il ministro provinciale dei frati minori, padre Carlo d’Amodio, lo scorso 11 gennaio, nel corso di un convegno, lanciò un accorato appello alle istituzioni locali e alla Regione Campania perché si facessero avanti e salvassero il convento: «Sono riuscito soltanto a mettere in salvo i libri più antichi della meravigliosa biblioteca — denunciò padre Carlo—. Ho perso il conto di quanti si sono interessati a questo luogo cercando di concludere un affare per speculare. Tutto ciò mi rinvia ad una brutta immagine, quella di una prostituta, continuamente abusata. Invece, vorrei farne un centro di formazione e di accoglienza per famiglie e giovani». Sant’Angelo ospita, tra l’altro, uno straordinario affresco che rievoca l’ultima cena (anche qui, come in quello di Leonardo a Santa Maria delle Grazie, accanto a Gesù compare una figura dalle fattezze femminili e c’è chi non esclude che il genio vinciano abbia comunque ispirato il dipinto). L’opera ha peraltro richiamato l’attenzione di alcuni studiosi di Leonardo, tra cui Alessandra Guerra, udinese, storica dell’arte, con un passato da assessore regionale alla cultura e da presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. «È un filo di ricerca che è partito tre anni fa dal mio Friuli — raccontò — e mi ha portato sino a Nola. Certo, le analogie con il Cenacolo più famoso sono evidenti, persino la rimozione della base per l’apertura di una porta è identica. Forse non si tratta di Leonardo, ma in quei tempi la mobilità artistica era frequente». |