Salvò il Cenacolo: Pinin Brambilla regina dei restauri Stefano Bucci Corriere della Sera 14/12/2020
Nel titolo di quel suo libro (La mia vita con Leonardo, Mondadori Electa, 2015) c’è in fondo solo una parte della storia di Pinin Brambilla Barcilon, scomparsa sabato scorso a Milano a 95 anni (era nata a Monza nel 1925), anche se forse si tratta di quella più nota al grande pubblico, legata com’è alla straordinaria impresa del restauro dell’Ultima Cena di Leonardo nel Convento della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano. Un restauro che è riuscito a salvare l’affresco fermando la corrosione dei colori originali. Un’avventura avviata nel 1978 e conclusa nel 1999: una ventina d’anni inframmezzati da interruzioni forzose (soprattutto stalli burocratici).
Pinin Brambilla, al di là dell’Ultima Cena, è stata sicuramente una tra le figure più importanti del restauro del Novecento, anima di oltre 500 cantieri di ripristino che ha diretto e ai quali ha partecipato dal secondo dopoguerra in poi, diventando testimone per eccellenza di gran parte della storia della tutela del patrimonio artistico del nostro Paese. Nota in tutto il mondo, ha condotto restauri eccellenti come quelli delle pitture di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, degli affreschi di Masolino da Panicale nel Battistero di Castiglione Olona (Varese), degli affreschi altomedievali di Oleggio (Novara) e quelli quattrocenteschi di Palazzo Borromeo a Milano.
Sotto la sua lente (la stessa «lente» di una sua celebre fotografia scattata sul cantiere dell’Ultima Cena) sono passati capolavori di Piero della Francesca, il Pollaiolo, Filippino Lippi, Crivelli, Mantegna, Lorenzo Lotto, Gentile Bellini, Bronzino, Caravaggio, Tiziano, Tiepolo, oltre a numerosi artisti di arte moderna e contemporanea (tra cui Lucio Fontana e Man Ray). Nel 2011-2012 ha fatto parte del comitato scientifico per il restauro della Sant’Anna di Leonardo del Louvre ed è stata membro del comitato ministeriale per le celebrazioni del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci nel 2019. Il 27 settembre 2019, infine, l’Università di Torino le aveva conferito la laurea honoris causa in Conservazione e restauro dei Beni culturali.
Il restauro dell’Ultima Cena avrebbe dato la giusta gloria al lavoro di Pinin Brambilla, soprattutto una volta concluso, ma in corso d’opera tante erano state le polemiche che, come scrisse l’allora soprintendente Carlo Bertelli, finirono per esporre la restauratrice «alle frecce come un san Sebastiano». Lei minimizzava: «Si sa che quando si è in prima linea si sarà colpiti per primi. Io però mi ero assunta quell’impegno e andai avanti, cercando di non prestare attenzione alle polemiche». Anche se lavorare con Leonardo non era mai facile: «Certe volte non lo sopporto più, non lo reggo più, lo odio. Leonardo è una creatura difficile. È chiuso, non si lascia scoprire. Io all’inizio faticavo a capirlo, mi risultava estraneo. Poi, lentamente, ho imparato a guardarlo nel modo giusto. Ora non potrei mai confondere la mano di Leonardo con una ridipintura. Lui è inconfondibile, unico».
L’annuncio della scomparsa è stato dato ieri dal Centro per la conservazione e il restauro La Venaria Reale, fondato proprio da Brambilla nel 2005 nella Reggia di Venaria (Torino) e da lei diretto fin dalla creazione: «Il suo rigore resterà un punto di riferimento che continuerà a vivere nelle nostre scelte e nelle nostre azioni. Ciao Pinin, ci mancherai», ha scritto su Facebook il Centro. |