Napoli. «Sarà restaurato il Tiziano di Palazzo Reale» Natascia Festa Corriere del Mezzogiorno - Campania 23/12/2020
Iniziare il mandato da direttore di Palazzo Reale a ritrovarsi dopo poco con un Tiziano in più. È quello che è accaduto a Mario Epifani, almeno secondo la recentissima riattribuzione del ritratto di Pier Luigi Farnese proprio al Vecellio. Lo abbiamo raccontato in esclusiva domenica scorsa su queste pagine dando notizia della nuova indagine condotta da Andrea Donati. Epifani ha preso bene (ovviamente) la notizia.
Direttore, racconti la sua versione della storia. «Quando mi sono trasferito a Palazzo Reale conoscevo già Andrea Donati e le sue ricerche. Nei mesi precedenti, infatti, come storico dell’arte assegnato al museo di Capodimonte, mi era capitato di incontrarlo nel corso delle sue indagini sui Tiziano conservati lì. La sua tesi, come ha raccontato il Corriere del Mezzogiorno , è importante perché apre un confronto necessario. Mi aspetto un dibattito tra gli studiosi, a partire da quelli di Capodimonte. Curatori e restauratori del museo diretto da Bellenger sono certamente chiamati in ballo per confrontare i loro dati con quelli di Donati che riaprono una querelle critica che dura da molto».
Quale indizio ritiene rilevante per l’attribuzione? «Certamente molto interessante è la provenienza Farnese. Al di là di quale sarà il risultato finale dell’attribuzione, trovo la riapertura del dibattito scientifico rilevante di per sé».
Donati ha spiegato che una delle cause del declassamento — l’opera era originariamente ritenuta di Tiziano — è stata la cattiva conservazione. Darà corso al restauro? «Lo avevo già in programma ma ora le novità dovute alle rivelazioni di Donati mi suggeriscono di accelerare almeno l’operazione di pulitura dell’opera. Ma c’è un altro aspetto che questa attribuzione mette in luce».
Quale? «La necessità di ridare lustro alla collezione di opere di Palazzo Reale che è storicamente stata di grande prestigio. Un esempio per tutti: qui era conservata la celebre Pala Colonna di Raffaello Sanzio acquistata ai primi dell’Ottocento per le collezioni di Ferdinando IV di Borbone. Ci è rimasta fino all’Unità d’Italia quando Francesco II trasferì l’opera a Gaeta e poi a Madrid. Nel 1870 la Pala andò in prestito al Musée du Louvre di Parigi e successivamente alla National Gallery di Londra fino ad essere acquistata, nel 1901, da John Pierpont Morgan, banchiere e collezionista statunitense che poi la lasciò al Metropolitan Museum di New York, dove oggi è esposta (nell’allestimento dell’Appartamento di Etichetta , redatto nel 1840 dall’architetto Gaetano Genovese, la Pala Colonna risulta esposta nella Seconda Anticamera insieme a opere di Carracci, Tiziano, Ribera e di altri prestigiosi artisti. Era posizionata sulla parete che fronteggia le finestre sulla piazza, ndr ). Non solo Raffaello. Ci sono quadri di Gerardo delle Notti, il pittore la cui mano viene spesso confusa con quella di Caravaggio, tanto per dire, e la grande pittura napoletana da Massimo Stanzione a Francesco De Mura. Le sole opere di Andrea Vaccaro, poi, valgono una mostra».
Premessa: il prestigio e la bellezza di Palazzo Reale non ne hanno bisogno, ma tornando a Pier Luigi Farnese, un Tiziano potrebbe essere di richiamo? «Certo, ma Palazzo Reale non è una pinacoteca come Capodimonte. Tra i due c’è la stessa differenza che esiste tra Versaille e Louvre. Qui si viene per visitare gli appartamenti storici: le opere sono sulle pareti tra arazzi e tessuti, senza faretti. Il ritratto Farnese dialoga già con gli altri Tiziano di Capodimonte. Il punto tra originali e copie del maestro, però, è una questione molto contemporanea. Nel Cinquecento, una replica autorizzata della bottega del pittore valeva un originale. Oggi la questione si affronta diversamente. Di sicuro noi saremmo molto felici di aggiornare il cartellino dell’opera scrivendo Tiziano». |