Pompei, termopolio ritrovato intatto. Era il banco da street food dei romani Vincenzo Esposito Corriere del Mezzogiorno - Campania 27/12/2020
A guardare il bancone di street food di duemila anni fa sembra di fare un salto indietro nel tempo tanto è perfetta la conservazione e intatti i colori. La sorpresa arriva ancora una volta dagli scavi della Regio V. Dalla terra riaffiora un termopolio, ovvero un sito per vendere cibo in strada, con l’immagine di una ninfa marina a cavallo e animali con colori talmente accesi da sembrare tridimensionali.
A stupire ancora di più è il ritrovamento, nelle anfore inglobate nel bancone, di resti di alimenti: carne, zuppe di frumento, lumache. Gli specialisti del Parco archeologico stanno studiando il materiale per capire qualcosa di più sulla dieta degli antichi romani. «Con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando a essere uno dei luoghi più visitati del pianeta in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa», dice il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. «Le possibilità di analisi di questo Termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo dati inediti», dichiara Massimo Osanna, direttore ad interim del Parco archeologico.
L’impianto commerciale dove è riaffiorato il termopolio era stato indagato in parte nel 2019, durante gli interventi del Grande Progetto. Di fronte al termopolio, nella piazzetta antistante, erano già emerse una cisterna, una fontana e una torre piezometrica per la distribuzione dell’acqua, dislocate a poca distanza dalla bottega già nota per l’affresco dei gladiatori in combattimento. Le decorazioni del bancone — le prime emerse dallo scavo — presentano sul fronte l’immagine di una Nereide a cavallo in ambiente marino e, sul lato più corto, l’illustrazione probabilmente della stessa bottega alla stregua di un’insegna commerciale.
In questa nuova fase di scavo sono emerse altre scene di nature morte con rappresentazioni di animali, probabilmente macellati e venduti nel locale. Frammenti ossei, degli stessi, sono stati rinvenuti all’interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone contenenti cibi destinati alla vendita. Come le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte per essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio, quasi un monito alla maniera del famoso Cave Canem . Altro dato interessante è il rinvenimento di ossa umane, ritrovate parzialmente sconvolte a causa del passaggio di cunicoli realizzati in età moderna da scavatori clandestini in cerca di oggetti preziosi. Alcune sono di un individuo di almeno 50 anni che verosimilmente, al momento dell’arrivo della corrente piroclastica, era posizionato su un letto di cui restano tracce.
Altre ossa, ancora da indagare, sono di un altro individuo e sono state rinvenute all’interno di un grande dolio, forse qui riposte sempre dai primi scavatori. Inoltre nel termopolio è stato rinvenuto diverso materiale da dispensa e da trasporto: nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa. Il piano pavimentale di tutto l’ambiente è costituito da uno strato di cocciopesto in cui in alcuni punti sono stati inseriti frammenti di marmi policromi. I termopoli, erano una normalità perché i romani consumavano il pranzo quasi sempre fuori strada. Soltanto a Pompei ce n’erano un’ottantina. Ultima curiosità: sul peristilio è stata trovata anche una scritta omofoba: «Nicia cineade cacator». È sulla cornice dell’affresco del cane. Tradotto suona: «Nicia cacatore invertito». Un altro tassello della vita quotidiana dei romani. |