Venezia. Le compagnie dicono sì agli accosti a Marghera. M5s: fuori dalla laguna Alberto Zorzi Corriere del Veneto, Venezia e Mestre 27/12/2020
«Noi abbiamo sempre ripetuto di voler togliere le grandi navi dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca. L’esito del Comitatone è un primo segno tangibile anche del nostro impegno: negli accosti diffusi di Marghera si sposteranno già un bel numero di navi e la differenza si vedrà. Le compagnie resteranno a Venezia». Francesco Galietti è il direttore di Clia Italia, il «sindacato» delle compagnie di crociera. Il Comitatone lunedì ha tracciato il futuro delle «navi bianche»: già dall’anno prossimo si potranno spostare delle navi alle banchine merci di Tiv e Vecon (l’obiettivo sarebbe 80 all’anno), mentre per il 2022 dovrebbe entrare in campo anche la sponda nord del Canale industriale nord (e allora diventerebbero 215 annue). Per il futuro, invece, si guarda fuori dalla laguna, ma con un bando internazionale per trovare la soluzione migliore, inclusa Marghera. «Noi guardavamo già da tempo con favore a Marghera, ma chiediamo che si continui a ragionare sull’adeguamento del canale Vittorio Emanuele - prosegue Galietti, che tre anni fa con i vertici di Clia aveva presentato un’ipotesi di project financing per l’escavo - Quanto alle soluzioni fuori della laguna, non facciamo guerre di religione. Avevamo bocciato il piano Duferco perché ha dei problemi insuperabili. Aspettiamo i progetti e poi li valuteremo».
Il Vittorio Emanuele resta centrale anche per la Port Community, che raduna imprese e operatori dello scalo. «L’unica risposta coerente per conservare le crociere passa per la manutenzione dei due canali di grande navigazione (Malamocco Marghera e Vittorio Emanuele), che richiedono interventi improcrastinabili», sottolinea la comunità portuale, dicendosi pronta a vigilare. Quanto al futuro, non c’è bisogno di grandi terminal. «Ogni soluzione non potrà prescindere dall’essere solo un complemento a quanto già esistente e comunque riferibile solo alle navi di maggior dimensione», prosegue il portavoce Alessandro Santi, ricordando che nel 2019 solo il 43 per cento delle navi erano «grandi», ovvero superiori ai 220 metri di lunghezza, mentre le altre, insieme a yacht, fluviali e traghetti, devono restare in centro storico.
Ipotesi contro cui invece si schierano sia i 5 stelle veneziani, che gli ambientalisti. «Come portavoce del territorio avevamo più volte chiesto al Governo di valutare la fattibilità e la sostenibilità di un approdo fuori dalla laguna», dicono i parlamentari Orietta Vanin, Alvise Maniero e Arianna Spessotto. Per l’immediato, invece, l’idea era una graduale riduzione di arrivi e partenze, distribuite nell’arco di tutta la settimana tra Venezia e Chioggia, per arrivare poi a far entrare solo «le navi a “misura di laguna” e non oltre le 50mila tonnellate». Gli approdi a Marghera – a loro dire – rischiano invece di diventare definitivi. «Il governo ha perso l’occasione di scegliere il futuro - dice invece Italia Nostra - La decisione porterà a quasi 500 passaggi nel canale dei Petroli, che sta distruggendo la laguna. La soluzione sono navi più piccole e una Marittima riconvertita a portualità compatibile». |