L’anno nero dei musei. Ma chi va on line fidelizza il pubblico Paolo Morelli Corriere della Sera - Torino 31/12/2020
Anche per i musei è stato un anno terribile, questo era certo, ma i dati diffusi ieri certificano un calo medio dei visitatori che supera il 70%. Nonostante tutto c’è qualcosa di positivo, ma prima è necessario partire dai numeri.
Le due ammiraglie del circuito torinese, Museo Egizio e Reggia di Venaria, registrano un crollo verticale degli accessi, passando rispettivamente da 853 mila e 840 mila ingressi nel 2019 a 241 mila e 160 mila nell’anno che si conclude oggi. In generale, i musei, tranne eccezioni in negativo, sono stati aperti circa sei mesi su dodici, di cui quasi quattro con capienze ridotte. È naturale, quindi, che il 2020 farà storia a sé e, per valutare la futura ripresa, i confronti si dovranno fare con i numeri del 2019.
Crolla anche il Museo del Cinema, che perde il 75% e registra 163mila visitatori, come il complesso dei Musei Reali che dimentica l’ottimo risultato dello scorso anno, quando staccò 613 mila biglietti, attestandosi a quota 141 mila. Ci sono poi realtà che non hanno potuto comunicare i dati perché sono rimaste chiuse da inizio marzo. Gli uffici lavorano ridotti all’osso, fra cassa integrazione (con relative conseguenze sociali) e ferie obbligate, ed è complicato riannodare i fili di un anno da cancellare.
Perde il 70% il Castello di Rivoli, che ha potuto accogliere solo 38 mila visitatori, mentre Fondazione Torino Musei (Gam, Mao e Palazzo Madama) tocca quota 66 mila. Si ferma a 32 mila la Fondazione Accorsi-Ometto, mentre il Museo dell’Automobile supera appena i 60 mila ingressi, con una perdita del 75%, che diventa dell’80% se si considerano 15 mila ingressi gratuiti per le celebrazioni per i 115 anni di Aci. Alla conta dei danni si aggiungono alcune sedi della Direzione regionale dei musei del Piemonte: Palazzo Carignano ha registrato 6.000 accessi (-69%), Villa della Regina ne ha raggiunti 21.600 (-57%), poco meno di 20 mila al Castello di Agliè (-68%), 15.400 al Castello di Racconigi (-60%) e quasi 15.800 all’Abbazia di Vezzolano (-66%). Si aggiungono 2.545 visitatori al Castello di Moncalieri e 3600 alla Fondazione Merz.
Il lato positivo è stato l’enorme sviluppo online. La pandemia ha obbligato anche i musei a migliorare il digitale: da iniziative più o meno improvvisate a produzioni ad hoc. L’Egizio ha raccolto 1 milione e 170 mila visualizzazioni per le Passeggiate del direttore, con decine di migliaia di contatti per nuove serie come Ask2Curators o Stelevisione. La crescita social (e del sito web) ha fatto segnare cifre enormi, fino al +1.345% degli iscritti su YouTube. Crescono i festival organizzati dal Museo del Cinema, in cui spiccano il +114% degli iscritti sul canale YouTube del Tff e il +1.200% della copertura Instagram del museo stesso; crescono anche i tre scrigni della Fondazione Torino Musei, che segnano, fra il resto, un +63% su Instagram. È proprio il social dedicato alle foto a farla da padrone, come per il +55,6% dei Musei Reali. Alla crescita digitale si aggiungono: Fondazione Accorsi-Ometto, che segna un +780% degli iscritti al canale YouTube; Castello di Rivoli con 24mila follower guadagnati sui vari social; Reggia di Venaria, che ne registra 370 mila in più; Fondazione Merz, con 31 mila partecipanti agli eventi online.
Al netto dei singoli numeri, tutti i musei hanno sviluppato attività soprattutto laddove erano assenti o non sufficienti per «reggere» in digitale, creando anche soluzioni innovative con prospettive incoraggianti per il 2021. Del resto la comunità di un ente culturale va ben curata anche online, con investimenti e piani dedicati: ora, più che necessario, è diventato obbligatorio. Alle riaperture servirà capire come convertire i clic in biglietti o altri introiti. |