Venezia. «Così esclusi i restauratori». Dietrofront con i ristori Fiorella Girardo Corriere del Veneto, Venezia e Mestre 8/1/2021
Chissà se il sindaco Luigi Brugnaro si aspettava delle reazioni così numerose e accese quando ha annunciato la sua decisione di prorogare la chiusura dei Musei Civici fino all’1 aprile o comunque fino a quando torneranno i turisti. Dopo la raccolta, la ribalta sui giornali stranieri, le richieste di intervento al ministro dei Beni Culturali Franceschini e le varie prese di posizione politiche, Cgil e Uil lagunari spiegano che a fine novem-bre avevano ricevuto dal Cda della Fondazione un progetto di attività per i primi 3 mesi del 2021 che prevedeva la cassa integrazione dei lavoratori al 50 per cento, garantendo almeno le attività di conservazione. «Proposta che evidentemente teneva conto del bilancio, arrivando dalla governance stessa — commenta Daniele Giordano della Cgil Funzione pubblica di Venezia —. Avevamo iniziato un confronto quando è arrivata la comunicazione del sindaco che chiudeva tutto e metteva l’intero staff in cassa integrazioneper salvaguardare i posti di lavoro e i conti della Fondazione, esautorando lo stesso Cda». Occorre tenere a mente un duplice aspetto: con la decisione di sospendere ogni attività, ha sbarrato i portoni dei musei sia ai visitatori, sia ai dipendenti che si occupano di catalogazione, manutenzione, restauro e didattica a distanza. Fino alla fine dell’anno, infatti, erano continuate le operazioni correnti di musei importanti come quelli veneziani, ora sospese. Anche la Filcams torna sul tema, ricordando come nell’ultima commissio-ne consiliare del dicembre scorso si stesse discutendo della formazione del personale necessaria per il rilancio dei musei, con tanto di documenti per l’attivazio-ne dei fondi disponibili. Intanto fioccano le richieste di riapertura. Ieri è stata la volta del Touring Club che definisce la chiusura «un atto che al di là delle ragioni pratiche di contenimento dei costi rischia di assumere un significato molto più ampio, mandando un messaggio negativo al resto del Paese e al mondo secondo cui l’offerta di cultura è possibile solo se sostenuta da un turismo dei grandi numeri», invitando Brugnaro a tornare sulla sua decisione. Provvedimento che potrebbe rientrare se – come pare - venissero confermati ristori anche per il 2021. |