Venezia. San Marco, stop ai fondi. Le imprese a Miani «Pagateci o chiudiamo» A. Zo. Corriere del Veneto, Venezia e Mestre 15/1/2021
Uno «scontro» istituzionale sul futuro di San Marco: tutto tecnico, ma che rischia di avere pesanti ripercussioni sulla salvaguardia della piazza e della Basilica. Dopo un mese di scambi epistolari e anche un’audizione, la sezione di controllo della Corte dei Conti del Veneto ha «ricusato» il visto all’atto aggiuntivo che avrebbe dovuto stanziare 36 milioni di euro per vari interventi, di cui almeno un terzo per dare finalmente il via libera ai cantieri della barriera di vetro attorno alla chiesa (che proprio a fine mese dovrebbe avere l’ok dal ministero dei Beni culturali) e a quelli dell’intera insula, che andranno il 27 gennaio in comitato tecnico del Provveditorato e che si sperava di iniziare già a febbraio. E invece, ora che l’atto è stato annullato, il rischio è che tutto slitti in avanti: non meno di un paio di mesi, si teme. Il provvedimento della Corte non è ancora stato pubblicato, ma già a dicembre i giudici avevano fatto alcune osservazioni. La principale era che non ci fosse la copertura finanziaria: 36 milioni non sono infatti ancora tutti sicuri, in quanto finanziati su più anni, fino al 2022.
Una modalità consueta per le grandi opere, che ricevono spesso fondi pluriennali, è stata la tesi del Provveditorato. Tanto che ora una delle ipotesi per uscire dall’impasse è proprio di presentare un nuovo atto ridotto, fondato solo sui fondi certi: quelli dal 2018 al 2020, per ora, che ammonterebbero a circa 15 milioni, sufficienti per far partire almeno la barriera di vetro, in modo da proteggere la Basilica entro l’autunno, visto che serviranno dai tre ai sei mesi di cantieri. «Sono rimasta sorpresa di questa decisione - ammette il provveditore Cinzia Zincone - stiamo cercando di trovare un modo per uscirne, ma non è facile». Gli altri rilievi riguardavano il troppo tempo passato tra il finanziamento risalente al 2019 e l’atto predisposto a giugno 2020 («ma noi l’abbiamo saputo solo a fine anno e poi c’è stato anche il Covid», sottolinea Zincone). Le ipotesi di «girare» fondi da altre opere o di chiedere alle imprese del Consorzio Venezia Nuova, che dovrebbero essere scelte per i cantieri, di farsi carico degli anticipi sono improponibili.
Anche perché le stesse imprese sono in grossa difficoltà, come dimostra la lettera unitaria inviata mercoledì al commissario liquidatore del Cvn Massimo Miani sulla propria «esposizione creditoria», «ormai nettamente superiore ai 20 milioni di euro». «Una cifra non ulteriormente sopportabile - è scritto - a meno di non compromettere irreparabilmente non solo l’operatività ma la stessa sopravvivenza delle imprese, con tutte le ricadute occupazionali». I titolari prendono atto che Miani si è impegnato a risolvere il problema. «Ma l’accennata scadenza di febbraio/marzo non risulta più compatibile né con l’indebitamento già ad oggi maturato dalle scriventi imprese, né con la contemporanea necessità di proseguire i lavori in corso e/o di avviarne di nuovi». Il rischio, nemmeno troppo nascosto, è «l’impossibilità di concludere l’opera Mose nel suo complesso». Tanto che viene ipotizzato anche di sbloccare quegli utili che erano stati fermati dai commissari Anac. |