Il primo è William, poi gli altri 775. «Riaprono gli Uffizi, una boccata d’aria» Edoardo Semmola Corriere Fiorentino - 22/1/2021
Alle 8.30 di ieri mattina il ventenne William, irlandese «fashion artist» da un anno a Firenze, stava prendendo un caffé all’angolo di via della Ninna. «Ho alzato gli occhi e ho visto le luci degli Uffizi accese. Non sapevo che riaprissero, è stata una grande sorpresa, non ho aspettato un attimo». Dieci minuti dopo ha comprato il biglietto. Alle 9 era nella Sala di Giotto, al secondo piano. Terzo in ordine di arrivo nel primo giorno di riapertura del museo, dopo 77 giorni di chiusura per la pandemia, William ha fatto un piccolo inchino e si è lasciato andare a un «Grazie» in italiano.
Quello che il direttore della galleria Eike Schmidt chiedeva a questa improvvisa ma faticosa ripartenza dei luoghi dì cultura era solo di poter prendere «una boccata d’aria». Sa di non poter aspirare a numeri importanti. «Per i primi mesi andremo in perdita, è ovvio». Ma è pensando a persone come William, o come la coppia inglese che lo ha seguito di pochi minuti, che lo sforzo di riaprire acquista un senso oltre i numeri di affluenza. Insieme ai visitatori ha voluto battezzare questo giorno speciale anche la ministra della scuola, Lucia Azzolina. Una visita imprevista con una guida speciale: il presidente della Regione Eugenio Giani. Tema «scuola» che ha portato il direttore Schmidt a inaugurare la mattinata con ironia: «Ragazzi, se proprio volete fare forca a scuola, fatela qui da noi». Per poi tornare subito serio paragonando questi primi giorni «agli spettacoli che durante la guerra si facevano alla National Gallery di Londra» come «valore simbolico» per scongiurare il fantasma di mali terribili. Paragone a cui pensa ricordando che oggi è l’ultimo giorno utile per vedere la mostra su Joseph Wright of Derby, col dipinto arrivato appunto in prestito dalla National Gallery e che avrebbe potuto essere il fiore all’occhiello delle esposizioni temporanee del 2020.
A fine giornata anche i numeri si sono dimostrati meno sconfortanti del previsto: 776 visitatori, di cui quasi la metà fino a 25 anni. Un decimo quasi esatto della media giornaliera pre-pandemia. «Per ora teniamo chiuso il primo piano per via di due cantieri che abbiamo ancora aperti — ha spiegato Schmidt — E massimo a metà marzo si potranno visitare dodici sale nuove e ci sarà una serie di nuovi bagni per migliorare la visita». Mentre per il riallestimento del Corridoio Vasariano «è troppo presto per parlare di date». «Un grande riscatto anche se camminiamo ancora borderline» è stato l’augurio e l’ammonimento del sindaco Dario Nardella. «Noi possiamo dare una mano agli Uffizi in due modi — ha aggiunto usando quel “noi” per dire “i fiorentini” — il primo è venendo a visitarli e il secondo è comportandoci bene per mantenere la Toscana in zona gialla». Alla cerimonia è intervenuto anche il neo consigliere di amministrazione del museo, Valdo Spini. Che ha voluto spingere nella «parola d’ordine “riparti cultura, riparti Italia”».
Insieme agli Uffizi, ieri hanno riaperto le porte anche la maggior parte dei musei statali del Polo regionale. Soprattutto il Museo di San Marco era molto atteso, perché ha appena rinnovato la sua sala principe, la Sala di Beato Angelico. Venti persone nelle prime due ore, 52 alle 11, quasi cento alla chiusura all’ora di pranzo. «Non ci possiamo lamentare», commenta il direttore Angelo Tartuferi. |