Firenze. Stazione, progetti e gioco dell’oca. La nuova pensilina ancora non c’è Antonio Passanese Corriere Fiorentino - 5/2/2021
Alla stazione di Santa Maria Novella è come se il tempo si fosse fermato alla notte del 26 luglio del 2019 quando, alle 2 del mattino, venne giù un bel pezzo in cemento della tettoia esterna ai binari, quella che dà sull’ex pensilina abbattuta di Cristiano Toraldo e sulle fermate della tramvia (per intendersi). Perché a diciannove mesi esatti da quel distacco — che, grazie l’ora tarda, per fortuna non fece feriti — l’area è ancora un cantiere, fasciata da ponteggi, transenne e coperture in plastica per evitare altri crolli, ma soprattutto per dare sicurezza ai viaggiatori che quotidianamente si trovano ad attraversarlo. Dopo gli studi e le verifiche di fattibilità da parte dei tecnici, Grandi Stazioni aveva realizzato un primo progetto che nel giro di pochi mesi avrebbe risolto il problema. Ma l’azienda non aveva fatto i conti con la Soprintendenza fiorentina che glielo ha bocciato perché non in linea con lo spirito dell’architetto Michelucci. E allora ecco che l’iter per dare il via ai lavori è dovuto ripartire da capo, una sorta di gioco dell’oca che ti riporta al punto di partenza. Come accaduto per l’appunto allo scalo ferroviario di Santa Maria Novella.
È di questi giorni, però, la notizia che il secondo progetto di Grandi Stazioni potrebbe finalmente vedere la luce nelle prossime settimane. Ci sono voluti un tavolo tecnico con l’Ordine degli Architetti e la consulenza di un esperto del settore per mettere a punto una proposta a cui, una volta aggiunte alcune integrazioni, ripasserà al vaglio del soprintendente Andrea Pessina e dei suoi collaboratori per l’ok definitivo. «In Cina in un mese costruiscono mega ospedali e grattacieli, solo in Italia la burocrazia è così farraginosa che dopo quasi due anni siamo ancora al nulla. Di certo questo non è un bel biglietto da visita per Firenze», dicono i tassisti in sosta davanti alla stazione, costretti a convivere con l’acre odore di urina che arriva dall’interno a ogni folata di vento.
Già, perché degrado chiama degrado e quel cantiere che stenta a partire è diventato la toilette e il dormitorio di senza fissa dimora e sbandati. «Dopo lo stop dettato dal lockdown e in attesa di sapere cosa deciderà la soprintendenza, in quell’area della stazione del Michelucci è tutto fermo — fanno sapere da Grandi Stazioni —. Stiamo però monitorando il controsoffitto che abbiamo bloccato con travi e ponteggi per evitare che ci siano altri crolli. Per noi la zona è in sicurezza. Attendiamo solo il via libera per gli interventi».
Chissà cosa penserà di questi ritardi l’amministratore delegato di Grandi Stazioni Silvio Gizzi che, dopo un sopralluogo con il Politecnico di Torino, disse che la pensilina sarebbe stata ripristinata seguendo i canoni dell’architetto che la progettò. E disse anche che i lavori sarebbero terminati al massimo in tre o quattro mesi, per la primavera del 2020. Ebbene, tra un mese tornerà la primavera, ma è quella del 2021, e i buchi, i tubi, i ponteggi, le coperture di plastica e le transenne sono sempre lì, come se ormai fossero diventate parte integrante della scenografia. |