Dopo 50 anni restituisce reperto trafugato a Pompei R.C. Corriere del Mezzogiorno - Campania 4/2/2021
«Cinquanta anni fa ho asportato da un edificio questo frammento. Me ne vergogno e lo restituisco al proprietario. Scusate».
Con queste parole un anonimo cittadino ha restituito alla Sovrintendenza archeologica di Pompei un frammento di antefissa (un elemento della copertura del tetto posto sulla testata delle travi), che ritrae il volto di una donna in terracotta e che solitamente rappresenta una parte decorativa delle domus. Il reperto è stato fotografato insieme al biglietto di scuse e la foto è stata pubblicata su Instagram dal direttore generale ad interim della Soprintendenza, Massimo Osanna, che ha commentato la restituzione: «A volte ritornano. Per posta, quasi settimanalmente», per dare a intendere che - per fortuna - sono molti i pentimenti dei trafugatori di tesori antichi a cui seguono le restituzioni dei beni rubati.
Il frammento di antefissa non è più grande di una decina di centimetri - nei depositi della Soprintendenza ne sono presenti centinaia - ma l’accompagna il grande fascino della bellezza del decoro e della irripetibilità di un oggetto che data 79 dopo Cristo. Come è potuto avvenire questo furto resterà un mistero, ma è pur vero che cinquanta anni fa non si dava al sito archeologico di Pompei l’importanza di adesso e anche la custodia dei luoghi e dei preziosi reperti era molto superficiale. Attualmente, gli Scavi di Pompei contano, invece, su 400 telecamere di videosorveglianza e l’attenzione sul comportamento di eventuali malintenzionati non è solo dei custodi, ma anche degli stessi visitatori che hanno maturato una cultura di maggior rispetto del valore della città antica, patrimonio dell’umanità.
Alcuni mesi fa un’altra restituzione clamorosa: in quel caso i reperti, che erano stati rubati nel 2005, furono restituiti perché «portano jella», era scritto nella lettera anonima di accompagnamento, con un francobollo canadese. I cinque frammenti erano stati portati via durante una visita ai resti della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo. «Ho preso alcuni tasselli», era scritto nel biglietto, «quando ho visitato Pompei nel 2005. Ero giovane e stupida. Volevo avere un pezzo di storia che nessuno poteva avere. Non ho effettivamente pensato o realizzato cosa stessi prendendo. Ho preso un pezzo di storia cristallizzato nel tempo e che in esso ha tanta energia negativa. Persone sono morte in un modo così orribile e io ho preso tasselli legati a quella terra di distruzione. È da allora che la sfortuna ha giocato con me e la mia famiglia». |