Agli Uffizi un capolavoro perduto del ‘500 Ivana Zuliani Corriere Fiorentino - 19/2/2021
Del dipinto Enigma di Omero di Bartolomeo Passerotti (1529-1592), esistevano descrizioni di fonti storiche e disegni dello stesso autore. Ma della tela del maestro bolognese, dal ‘600 si erano perse le tracce: un enigma nell’enigma. L’opera ritenuta perduta, che gli storici dell’arte non hanno mai smesso di cercare, è stata ritrovata: acquisita dalle Gallerie degli Uffizi verrà esposta nelle nuove sale dedicate alla pittura del XVI secolo, di prossima apertura.
Una prima testimonianza è quella di Raffaello Borghini, che ne fa una scrupolosa descrizione. Secondo Borghini, il quadro si trovava nel palazzo del letterato fiorentino Giovanni Battista Deti, collezionista e dilettante d’arte, membro fondatore dell’Accademia della Crusca col soprannome di Sollo e autore, fra gli altri, del primo Vocabolario della Crusca. Nel 1677 Giovanni Cinelli ricorda il dipinto nel palazzo di famiglia del senatore fiorentino Carlo Torrigiani in via Porta Rossa, ma senza riconoscerlo. Quindi, dell’opera non si sa più nulla, viene classificata come perduta.
Fino a oggi, quando il quadro è stato rintracciato proprio presso i discendenti di Carlo Torrigiani. «Si trovava presso la stessa famiglia in cui è stato menzionato l’ultima volta, è stata acquisito direttamente dalla famiglia che lo ha tenuto per secoli, e verrà esposto nelle sale del Cinquecento — spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt — Il ritrovamento di questo dipinto è di tale importanza che, nell’occasione della sua acquisizione da parte delle Gallerie, ad esso è stato dedicato un libro». Si tratta del volume monografico Il pittore, il poeta e i pidocchi. Bartolomeo Passerotti e l’Omero di Giovan Battista Deti curato da Marzia Faietti, edito da Sillabe. «Se l’acquisto di un’opera ricordata nelle più antiche guide di Firenze è di per sé un intervento teso a proteggere il nostro patrimonio dalla dispersione, il volume è un’ulteriore prova dell’intensa attività di ricerca promossa dal museo». Il tema rientra nella fortuna del mito omerico nella seconda metà del ‘500: l’episodio dell’enigma di Omero (più raro rispetto alle scene tratte dall’Iliade e dall’Odissea), è riportato nelle edizioni in greco della Vita Homeri d ello Pseudo-Plutarco. Si narra che Omero, mentre si trovava sull’isola di Ios, sedendo su una roccia in riva al mare chiese ai dei pescatori su una nave se avessero fatto buona pesca. Gli uomini, che non avevano pescato nulla ed erano intenti a spidocchiarsi, risposero con un indovinello: «Quel che abbiamo preso, lo abbiamo lasciato, quel che non abbiamo preso, lo abbiamo tenuto». Omero non riuscì a trovare la risposta (i pidocchi) e si arrovellò a tal punto che ne morì. |