Colico (Lecco). Il Forte dimenticato Fiorenzo Radogna Corriere della Sera - Milano 1/3/2021
«Noi sopravviviamo solo perché inseriti in una rete, solida economicamente, di strutture uguale alla nostra («Il museo della guerra bianca”, organo tecnico per Regione Lombardia per la cura e il restauro di manufatti della Grande Guerra, ndr). Ma questo luogo racconta una storia importante e, se nessuno lo visita, significa scomparire. Eravamo pronti ad aprire, speravamo in una deroga già questo fine settimana, prima di tornare in zona arancione. E alla Pasqua manca un mese. Restare chiusi sarà un disastro».
Marcello Villani sposta lo sguardo verso il Monte Legnone innevato. Da anni Villani si occupa della gestione dei Forti di Colico, fra questi, il Montecchio Nord. Costruito fra il 1912 e il 1914, esempio fra i meglio conservati di architettura militare d’inizio ‘900. Nel suo ventre quattro imponenti cannoni d’artiglieria in torrette girevoli («Francesi, marca Schneider, una rarità») perfettamente conservati. I loro affusi a riposo ora mirano al Trivio di Fuentes, alla confluenza dell’Adda nel Lario e, oltre il lago, a quella Via Regina che scende verso Como. «La percorse la colonna-Mussolini in fuga da Milano. Questi cannoni, già in mano ai partigiani, gli spararono cinque colpi. Tre alti finirono sui monti; due bassi nelle acque del lago. I tedeschi avevano già mollato il Duce a Dongo e, dopo quelle bordate, consegnarono le armi per fuggire in Svizzera». A 500 metri, il Forte di Fuentes. Roccaforte spagnola del ‘600 — inserita nella stessa rete museale —, che Napoleone quasi rase al suolo nella Campagna d’Italia. Ce n’è di storia in questo fazzoletto di terra. «Ma a chi la raccontiamo? Prima dell’ultimo Dpcm, avremmo potuto aprire solo durante la settimana. Ma, in giorni feriali chi sale fin qui a visitarci? La nostra rete museale assume con regolari contratti anche a chiamata; ragazzi e stagisti appassionati che si danno da fare e ci credono. Almeno una ventina di persone. Per fortuna, per quasi nessuno è l’unica fonte di reddito».
Dentro, le mura spesse (fino a un metro e mezzo) del Montecchio Nord sembrano ancora arginare vecchie paure di invasioni austro-ungariche. Non possono nulla contro quelle attuali: «Ora aspetteremo che la situazione migliori. La pandemia, nel 2020, ha ridotto del 65-70% gli incassi — prosegue Villani —. Annullate tutte le visite scolastiche, una perdita di decine di migliaia di euro. Soldi importanti, considerando che solo mantenere i due forti ne costa altre decine di migliaia. Noi resteremo pronti ad aprire in questo mese di marzo, sempre e solo con visita guidata». Nei weekend dalle 10 alle 17 e, negli stessi orari, ogni giorno di luglio e agosto (8 euro il biglietto adulti; 5 euro per gli under 17, 11 euro il ticket cumulativo per i due forti). «Guardi laggiù — indica Villani — . Da quella strada passarono quei Lanzichenecchi raccontati dal Manzoni. Portavano la peste...». Pandemie, bastasse sparagli un colpo di cannone. |