(Livorno). Così a San Vincenzo in dieci anni il cemento è quasi raddoppiato Antonio Valentini Corriere Fiorentino - 14/3/2021
Capita che i nomi si portino appresso delle asimmetrie. Chi vive a San Vincenzo in località Belvedere, sulla collina coperta di strade e villette, ogni volta che spalanca la finestra potrà testimoniare che mai nome fu più azzeccato, col panorama che si apre sul golfo di Baratti, il parco di Rimigliano e l’Isola d’Elba. Chi transita verso nord sulla Variante Aurelia e alza lo sguardo prima d’imboccare la galleria, si stropiccerà gli occhi per quella collina divorata dal cemento, con le case patrizie che deturpano un paesaggio altrimenti bellissimo.
Le villette di Belvedere, che ogni giorno catturano l’attenzione di migliaia di automobilisti, sono il simbolo visivo del fiume di calcestruzzo che in meno di trent’anni ha snaturato il paese, trasformandolo da grazioso borgo marinaro a paese spopolato d’inverno e affollato in estate. L’assalto di ruspe e betoniere ha coinciso con i primi dieci anni del nuovo Millennio. Se nel 1999 il consumo di suolo era pari al 10% per un totale di 300 ettari, nel 2009 era passato al 17,8% per 587 ettari. La crisi ha rallentato l’assalto edilizio, anche se l’onda lunga si è fatta sentire fino al 2013, quando la superficie urbanizzata ammontava a 607 ettari sui 3.300 totali dell’area comunale.
Nicola Bertini, da sempre in prima fila contro la trasformazione di San Vincenzo, è stato candidato sindaco per una lista civica alle elezioni del 2004 e del 2009. Ora è consigliere comunale a Campiglia Marittima: «In dieci anni la superficie di suolo urbanizzata è più che raddoppiata — spiega — Sono state costruite soprattutto seconde case con pochissima edilizia convenzionata».
Prima il porto turistico ha modificato il fronte del mare, di fatto allontanando il paese dalla battigia e rendendo la linea di costa difficile da gestire, con la diga foranea che devia le correnti costiere e impone di intervenire a sud con massicce opere anti-erosione. Poi è stata data la possibilità di trasformare i negozi e i garage in abitazioni da affittare in estate, nonostante che il turismo cambiasse mete e abitudini. Quindi spazio alla cosiddetta urbanistica creativa, come la definì il giornalista Andrea Lazzeri sul blog Altratoscana : «Casette di qua, villaggetto di là, bungalow e alberghetti sparsi, distese di seconde case e interi complessi residenziali, una discoteca e un nuovo bagno sulla spiaggia, varianti e anticipazioni di varianti, permessi fantasiosi con conseguente sciame di ricorsi al Tar e così via urbanizzando».
Alla fine la fisionomia del paese ne è uscita stravolta. «Come scrisse il professor Salvatore Settis, già direttore della Scuola Normale di Pisa, San Vincenzo si è trasformato nella periferia di una città che non c’è — è il giudizio severo dell’architetto Massimo Cionini — Solo case, senza servizi, edifici pubblici, luoghi o manifestazioni identitarie. Il paese è diventato un luna park balneare, d’inverno chiuso con la popolazione che lavora alle manutenzioni della scenografia e delle attrazioni, d’estate aperto al pubblico che lo invade». Se fino ai primi mesi dell’anno 2000 l’assalto era stato in qualche maniera evitato e l’edilizia era rimasta una questione paesana o poco più, i nuovi piani urbanistici hanno ingolosito gli imprenditori venuti da fuori e da allora le gru hanno punteggiato l’orizzonte.
Tuttavia Livio Cristiani, storico agente immobiliare, per anni presidente della Confesercenti, è di opinione diversa: «L’ho già detto e sono stato criticato. Ma siccome lo penso, lo ribadisco: non è che a San Vincenzo siano state fatte troppe case, si è solo costruito in un periodo breve dopo un lungo stop all’edilizia. Chi viene a San Vincenzo ne resta entusiasta. E ci torna».
Intanto il paese è sbalordito di fronte allo tsunami giudiziario che ha investito la giunta comunale con le dimissioni del sindaco Alessandro Bandini, accusato di corruzione e agli arresti domiciliari. L’inchiesta che lo riguarda non ha niente a che vedere con l’esplosione dell’edilizia a San Vincenzo, terminata prima che diventasse sindaco. Ma dopo decenni di battaglie politiche e giudiziarie sull’urbanistica, qualcuno dice che in qualche modo fosse prevedibile. «Mi stupisce che sia accaduto solo ora», è la chiosa lapidaria di Bertini. |