Berlusconi e il Fai-da-te Guglielmo Ragozzino Il Manifesto 28/11/2002
«Con minga danée se fa pocch», ha detto Giulia Maria Crespi, rivolta all'impeccabile ministro Giulio Tremonti, che forse avrà capito, forse no, essendo valtellinese. Però è intervenuto Silvio Berlusconi che ama il rilancio e conosce le lingue: «Con minga daneé se fa nagott». Senza soldi non si fa niente. Il dialetto meneghino era musica per le mie orecchie: davanti ai romani e agli altri si stava svolgendo una scenetta niente male. La signora diceva: «Berlusconi, lei prende le pillole per dormire?» E la parte importante della frase stava in quel cognome, Berlusconi, che le signore nell'antica città di Milano usano per gli autisti. Berlusconi, a Milano, dove possiede la squadra di calcio, il teatro Manzoni, Mondadori, Milano uno-due-tre, comune, provincia, regione, due o tre televisioni, non è mai veramente entrato nel giro giusto, nei salotti importanti. Neppure questa volta disgraziatamente, soprattutto quando si è vantato, bambinescamente di fronte al parco della signora: «io di parchi ne ho tre...privati, però. Certo faccio entrare le scolaresche...». Quanto alle pillole, Berlusconi ha detto che lui le pillole le prende per stare sveglio. Ma è stata una risposta tardiva, che suonava falso.Il Fai -Fondo per l'ambiente italiano - ha ricevuto in comodato per dodici anni dallo stato la villa Gregoriana di Tivoli, con l'impegno di rimetterla in ordine. I lavori dovrebbero durare un paio d'anni e le spese saranno coperte da un partner bancario, l'Unicredito, rappresentato al tavolo di Berlusconi dal direttore per i rapporti esterni della banca, Vittorio Borrelli, che assomiglia al mio antico direttore al Quotidiano dei lavoratori. Nell'accordo tra stato e Fai è previsto un canone di 15 mila euro. La signora però è andata, prima della riunione, da Tremonti - come ha raccontato Berlusconi - e gli ha detto: «mi fai pagare pure l'affitto?» E Berlusconi, per ingraziasrsi definitivamente la signora, ha aggiunto una frase fatidica: «sottopongo al ministro dell'economia l'esigenza della riduzione del canone, magari a un euro simbolico, come una volta era una lira». E poi, trascinato dalla sue parole... «Perfino l'Alfa è stata ceduta per una lira...» ... «ciò che si ha gratis, non si apprezza...». A parte il fatto che se quello che è gratis non si apprezza, allora ha ragione Tremonti a chiedere il canone, c'è la questione dell'Alfa. Berlusconi lancia un'accusa alla una volta potentissima Fiat e riprende il ruolo del capo populista. Solo che l'Alfa è stata ceduta dall'Iri per 1.050 miliardi pagabili in dieci anni. Meno che niente, ma non una lira. Berlusconi forse confonde con la Lancia, effettivamente venduta per una lira alla Fiat, ma da Italcementi, cioè dal famoso Carletto «pigliatutto» Pesenti (come lo chiamava Ernesto Rossi), colonna del capitale privato. La signora ha parlato della Bellezza, cui tutto va sacrificato, perché è l'unica cosa che ridà valore alla vita. E in questo caso per un po' di bellezza a Tivoli fa correre molti rischi in varie altre plaghe d'Italia, perché non sempre sarà il Fai a fare accordi con Tremonti, Berlusconi, Lunardi & Compagni. Girava poi molta cultura ieri a Palazzo Chigi e sul suo tronetto azzurro Berlusconi fremeva. Si parlava di Orazio e di Stazio di papa Gregorio XVI e di Grand Tour, del presidente De Brosses e di Goethe, così il presidente Berlusconi ha voluto dire la sua, lasciare il segno. Anche noi ci teniamo alla bellezza, ha assicurato. Sono stato a Napoli nel 1994 e a Genova nel 2001, in occasione dei G7, e sono riuscito a rimettere le città, almeno i loro centri, in grande spolvero. Poi nei giorni scorsi sono stato a Praga per la Nato. Anche quella è una città stupenda, piena di bellezze e mi hanno detto che è opera di CarloV. Quando ho chiesto spiegazioni, mi hanno detto che aveva avuto 50 anni di tempo per fare tutto quel bello. Bella forza, 50 anni! In un tempo così io riesco anche a mettere in ordine la burocrazia italiana. Cent'anni al presidente, auguri alla burocrazia, ma a Praga non era, ahimé, Carlo V. Carlo V è quello del regno sul quale non tramontava mai il sole, da non confondere con Carlo IV vissuto cento anni prima.
Quanto alla villa, è di straordinaria bellezza, ha ragione la signora. Però i due giardinieri che il Fai prevede, a regime, non bastano neppure per il primo vialetto. Speriamo che l'Unicredito metta ancora mano al portafoglio.
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