L’incertezza rallenta i fondi. Sale l’attesa per l’entrata in vigore della riforma Tremonti Mario Calderoni Il Sole 24 ore 13/11/2002
Li hanno definiti “nuovi Mecenate” per il supporto finanziario dato a iniziative nel settore dell’arte o della cultura. Dalle più grandi, come la Fondazione Cariplo, la Compagnia San Paolo o la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, alla più piccola tra le banche del Monte, non c’è fondazione - tra quelle nate nel ‘90 con la Legge Amato e la scissione delle aziende bancarie - che non possa vantare in questi anni un contributo al restauro di un monumento, al finanziamento di uno scavo archeologico, al sostegno per rinnovare un museo. Operazioni, alle quali le fondazioni hanno destinato una quota cospicua delle loro erogazioni. I dati parlano abbastanza chiaro. Dalla rielaborazione dei bilanci 2001 contenuta nel rapporto Acri sull’attività delle fondazioni di cui è imminente l’uscita, gli interventi deliberati riguardanti il settore dell’arte e della cultura sono risultati complessivamente pari a oltre 331 milioni di euro lo scorso anno, per un totale di 5.291 interventi suddivisi tra le varie categorie. Si tratta di una somma consistente che rappresenta oltre un terzo - per la precisione il 34% - di tutte l’erogazioni provenienti dalle fondazioni. Non solo. Se si va indietro nel tempo, si scopre che la quota relativa di erogazioni è rimasta sostanzialmente stabile (era il 34,6% nel 2000) anche se varia da ente a ente. Qualche esempio? Nel 2001 la Crt ha destinato a interventi in campo artistico culturale 25,13 milioni di euro, pari al 35% delle sue disponibilità complessive. A oltre 39 milioni di euro, il 31% del totale, ammontano i fondi relativi ai 480 interventi deliberati dalla Fondazione Cariplo. E ancora l’insieme dei finanziamenti della Fondazione Mps sono stati oltre 27 milioni di euro, il 24% delle risorse globali, in crescita del 48% rispetto a un anno prima; la Fondazione Cr Gorizia ha stanziato oltre 1 milione di euro corrispondente al 42% delle sue risorse, la Fondazione Cariparma ha messo a preventivo quest’anno oltre 3 milioni, pari al 17% del totale. Ma che succederà dopo l’entrata in vigore della riforma Tremonti, intervenuta sulla governance sia sull’attività istituzionale della fondazioni? La situazione, anche alla luce dei possibili ulteriori novità sia sul fronte parlamentare sia delle giustizia amministrativa, appare ancora nebulosa. Sentendo il mondo delle fondazioni si ricava però l’impressione che, da quando quasi un anno fa la riforma fu varata, il flusso delle erogazioni - e non solo per arte e cultura - ha subito un rallentamento in attesa dei regolarnenti di attuazione e del fatto che le fondazioni potevano operare in regime di ordinaria amministrazione ed entro precise soglie. Con l’avvio operativo della riforma. scatterà il nuovo regime che impone alle fondazioni la scelta di tre settori rilevanti su un elenco di una ventina di settori ammessi, e di destinare a questi per tre anni la quota maggioritaria delle loro risorse. Una novità che, sia pur temperata rispetto alla originaria formulazione (inizialmente la quota da destinare ai tre settori era il 75 %), è destinata secondo molti enti a introdurre un vincolo rispetto alla priorità dei settori d'intervento limitando i margini di manovra. Se e quanto questo penalizzerà le erogazioni per l'arte e la cultura, dipenderà dunque dalle scelte dei nuovi vertici. Ma, tenuto conto anche del limite che impone alle fondazioni di operare nei propri territori d'origine, c'è chi ipotizza che vittime certe della nuova disciplina saranno intanto progetti come quello dei distretti culturali che avevano per obiettivo di dirottare un po' di risorse dal Nord al Sud per ridurre un dualismo che anche in questo campo penalizza il Mezzogiorno.
|