Legambiente: L'Italia non si vende Il Manifesto 14/12/2002
«...grazie alla neocostituita società Patrimonio Spa del governo Berlusconi c'è ora la possibilità di acquistare monumenti senza difficoltà burocratiche». Le parole di apprezzamento per la società voluta dal ministro dell'Economia Tremonti sono contenute in una lettera scritta nel giugno scorso dalla fondazione Charles Leopold Wilkinson III alle autorità di Bolzano, lettera con cui la fondazione americana si offriva di acquistare il Monumento alla Vittoria della città. Non si sa se le trattative siano andate avanti oppure no [vedi al proposito in questa rassegna stampa la notizia intitolata "DEL TURCO E SGARBI, 'NO VENDITA PATRIMONIO'" del 17/07/2002; NdR Patrimoniosos], ma certamente la prospettiva che l'Italia metta in vendita i suoi gioielli artistici è inquietante. Per evitare che questa accada, Legambiente ha organizzato per oggi una giornata di protesta per ribadire, non a caso, che «l'Italia non è in vendita». L'iniziativa prevede che in oltre cento città vengano messi all'asta per finta pezzi pregiati del nostro patrimonio. Il primo appuntamento è per questa mattina a Roma dove, sotto il ministero elle Finanze, si terrà un'asta con tanto di banditore e modellini, per piazzare sul mercato i principali monumenti della capitale. A Napoli, invece, finti agenti immobiliari guideranno potenziali acquirenti nella Certosa di San Martino, mentre a Verona si protesta contro l'ennesimo tentativo di sotterrare l'Olona. Ma iniziative e proteste sono previste anche a Milano (San Siro), Desenzano (contro i progetti di tappezzare di villette a schiera le colline che circondano il Lago di Garda) e poi Verona, Giannutri, Narni ecc.
Ieri nel tentativo di tranquillizzare gli ambientalisti sulle intenzioni del governo, il ministro per i Beni culturali Giuliano Urbani ha ricevuto i rappresentanti di Italia Nostra, Wwf, Fai con i quali ha discusso delle attività che dovrà svolgere Patrimonio Spa. All'incontro non ha però partecipato Legambiente, probabilmente a causa di una polemica che in queste ore sta dividendo le associazioni ambientaliste. In particolare Legambiente è accusata di muoversi da sola nella campagna contro la Patrimonio Spa e, quel che è peggio, di fornire elenchi puramente «ricognitivi» di beni culturali e ambientali dati come già vendibili. «Tutto ciò - hanno scritto ieri sull'Unità Vittorio Emiliani e Giuseppe Chiarante - a noi sembra facilitare l'azione del ministro Urbani volta a spargere cortine fumogene sull'intera operazione patrimonio Spa, volta a rassicurare, a sdrammatizzare, a spegnere denuncia e protesta».
Tra i primi a non fidarsi di Urbani, intanto è un suo sottosegretario, quel Vittorio Sgarbi con cui da mesi è ormai in rotta di collisione : In un intervista a Lanuovaecologia.it Sgarbi ha infatti espresso tutto le sue perplessità: «A chi pensa di tranquillizzarmi dicendo 'figurati se vendiamo il Colosseo, non lo vogliamo mica vendere' rispondo `d'accordo, ma la legge dove sta?'». «In questo caso - ha aggiunto Sgarbi - ha ragione la Melandri a dire che il vero ministro dei Beni culturali è Tremonti. Io non parto dall'idea che non si debba vendere nulla, ma semplicemente che non si deve vendere ciò che qualifica lo Stato in quanto tale, e che ciò che si vende deve essere venduto con la garanzia di opportuni vincoli. E' strano - ha concluso Sgarbi - che la destra italiano sia stata così sprovveduta da far diventare `di sinistra' valori che sono di tutti». |