Beni culturali. La Cgil: ‘Futuro grigio’ S. M. Giornale di Sicilia 17/12/2002
Grido di allarme della Funzione pubblica Cgil. «Se il futuro della provincia di Ragusa è legato alla valorizzazione dei beni culturali c'è poco da stare allegri». Il sito archeologico di Caucana è stato chiuso, il museo di Ragusa è aperto solo la mattina, l'area archeologica di Camarina resta chiusa nelle ore pomeridiane e priva di vigilanza nella notte: sono solo alcuni dei dati diffusi da Roberto Occhini, della Funzione pubblica della Cgil che pone inquietanti interrogativi sulla reale volontà della Regione di investire sul turismo e sulla valorizzazione dei beni culturali in un' area dichiarata di recente patrimonio dell'umanità. Il sindacato pone l'attenzione soprattutto sulle risorse umane utilizzate negli uffici della Soprintendenza (49 unità contro le 240 previste) e al museo di Camarina (13 unità sulle 49 previste) . «La gravissima carenza di personale - sottolinea Occhini - rende problematico l'espletamento di qualsiasi compito. Alla Soprintendenza i tempi medi di una pratica si aggirano tra i 90 e i 100 giorni procurando disagi all' utenza e danni all'economia locale». Situazioni al limite del paradosso si verificano invece al museo di Camarina che nell'ultimo anno ha fatto, tra l'altro, registrare un incremento del 25 per cento del numero dei visitatori. Un esempio valga per tutti: il visitatore che paga il biglietto del museo non può accedere nelle ore pomeridiane all'area contigua gestita dalla Soprintendenza perché già chiusa. La vigilanza notturna, anche questa di pertinenza della Soprintendenza, non può inoltre essere garantita dal presidio notturno del museo e tutto ciò mentre la zona è divenuta terra di conquista dei tombaroli. «Tra le due istituzioni - denuncia Occhini - sembra non esistere alcuna sinergia e nessuna razionalizzazione delle risorse umane. Per la vigilanza dell'area archeologica basterebbe infatti installare delle telecamere collegate con la guardiola del museo e il problema sarebbe risolto». Proprio a Camarina, secondo la Cgil, si vivono situazioni che, da parte della Regione, rasenterebbero la «schizofrenia». L'attacco del sindacato è riferito ancora una volta alla gestione sia del personale che del sito archeologico: «Da una parte l'assessorato ai Beni culturali implementa la dotazione con due nuovi dirigenti, acquista la villa adiacente al museo e istituisce il parco archeologico di Camarina, ma dall'altra riduce attraverso improvvidi trasferimenti il personale del comparto a quattro custodi, altrettanti operai, un centralinista e un aiuto bibliotecario. Oltretutto il parco è gestito tanto dal museo archeologico quanto dalla Soprintendenza con notevole dispendio di energie e di risorse umane». La Cgil non si limita alla denuncia ma suggerisce anche alcuni percorsi per valorizzare i beni culturali e archeologici custoditi in provincia. Si pensa in particolare a un sistema integrato dei beni culturali da offrire a turisti e visitatori. Si tratterebbe di riunire in un unico pacchetto un'offerta di tipo ricettivo, culturale e gastronomico in grado di attirare nuovi flussi turistici. Un esempio concreto potrebbe essere rappresentato dall'istituzione di un biglietto unico per alcuni siti di grande interesse: musei, castello di Donnafugata, aree archeologiche. I servizi sarebbero garantiti con la stabilizzazione del personale precario attualmente utilizzato dalla Soprintendenza. Questi temi saranno oggetto nel prossimo mese di gennaio di un seminario promosso dalla Cgil al quale parteciperanno anche l'assessore ai Beni culturali, Fabio Granata, e la soprintendente Beatrice Basile.
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