Squilibri significativi nei conti pubblici dell’Italia La Stampa 14/06/2002
«Significativi squilibri» nei conti dello Stato: è il terzo richiamo in due settimane quello che giunge dalla Banca centrale europea, dopo la Banca d’Italia e il Fondo monetario internazionale. Francoforte, in un quadro dove l’inflazione resta persistentemente al disopra dell’obiettivo desiderato, si preoccupa che nell’area dell’euro aumenti salariali eccessivi e deficit di bilancio superiori ai traguardi fissati peggiorino le cose. Su dodici, quattro sono gli Stati presi di mira, Germania Italia, Francia e Portogallo; all’Italia più degli altri si rimproverano l’uso di «misure una tantum» e il fare affidamento su «fattori temporanei». Un’interpretazione autentica del testo del bollettino mensile della Bce, uscito ieri, la fornisce Tommaso Padoa-Schioppa, il membro italiano del direttorio a 6 di Francoforte: dei 4 paesi dove restano squilibri di bilancio, Germania e Portogallo sono quest’anno «in una situazione delicata per cui è scattato un meccanismo di preallarme»; Francia e Italia «devono completare il guado». La Banca centrale dell’euro teme molto l’idea del presidente francese, Jacques Chirac, di rinviare al 2007 il pareggio di bilancio previsto per il 2004 (per la Francia e gli altri paesi a debito non eccessivo) nel quadro del «patto di stabilità» per l’euro. Uno spostamento del traguardo, si legge nel bollettino di ieri, «minerebbe la credibilità del Patto di stabilità, in quanto darebbe l’impressione che gli obiettivi siano sempre rinegoziabili e che gli impegni non siano vincolanti». E quando i banchieri centrali dicono di temere per la credibilità, intendono che in tal caso potrebbero dover alzare il costo del denaro più di quanto altrimenti necessario. Padoa-Schioppa aggiunge che un allentamento sarebbe per l’Italia meno opportuno che per gli altri, «perché l’Italia ha un debito pubblico che nessuno degli altri paesi ha». Forse più che una modifica esplicita degli obiettivi, la Bce paventa «un accresciuto utilizzo di flessibilità e scappatoie nel quadro contabile». Espedienti di vario genere sono allo studio in diversi paesi; non a caso il bollettino contiene anche un riquadro sulla «trasparenza dei conti pubblici». Di necessità di trasparenza aveva parlato l’altro giorno la missione in Italia del Fondo monetario a proposito delle operazioni di «cartolarizzazione» (cessione di incassi futuri); una soluzione simile a quella di conferire beni dello Stato alla società di diritto privato «Patrimonio SpA», già adottata dall’Austria, è stata ammessa da Eurostat, l’ufficio statistico europeo, solo a determinate condizioni. Alle osservazioni della Bce ha subito risposto il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano: «I provvedimenti una tantum sono serviti a evitare altre soluzioni all’eccesso di deficit che ci siamo trovati. Bisognava evitare oneri a carico della collettività». Marzano ricorda anche che, nella posizione ufficiale del governo, il pareggio di bilancio al 2003 è stato confermato. «Il governo - ha aggiunto - ha già risposto dicendo che gli obiettivi di finanza pubblica saranno raggiunti in tutti i modi». Proprio per individuare come frenare la spesa sanitaria - il capitolo più preoccupante secondo il Fmi - il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha incontrato ieri le Regioni. «Non si è parlato di reintrodurre i ticket», hanno riferito i partecipanti. Il governo non vuole fare nulla che somigli a una «manovra», cerca strumenti per contenere le spese entro i tetti previsti. «Il problema della spesa va affrontato con riforme più che con tagli», dichiara ancora Marzano. La presa di posizione ufficiale della Bce, espressa nell’editoriale del bollettino, si rifà a una riunione del Consiglio direttivo (i 6 del direttorio centrale più i 12 governatori nazionali, tra cui Antonio Fazio). Il Consiglio «ha ribadito che gli Stati impegnati a conseguire posizioni prossime al pareggio entro il 2003-2004 devono tenere fede a questo obiettivo»: un netto no a Chirac. La Banca ha aggiornato le sue previsioni, come al solito espresse in un’ampia «forchetta»: crescita economica media nell’area euro tra lo 0,9 e l’1,5% nel 2001, in miglioramento tra il 2,1% e il 3,1% nel 2002, pur se «la dinamica di breve periodo rimane caratterizzata da incertezza». L’inflazione - le cui prospettive sono giudicate «meno soddisfacenti» rispetto al passato -, con un ritocco al rialzo rispetto alle precedenti previsioni è collocata nell’intervallo 2,1-2,5% come media 2002 e in quello 1,3%-2,5% (molto dipendente da che succederà al petrolio) come media 2003; «un persistente apprezzamento del tasso di cambio dell’euro» che continui la tendenza delle ultime settimane aiuterebbe a contenere i prezzi; ma è «ancora troppo presto» per esprimersi.
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