La Lega fa strage di enti inutili Sì della Camera al decreto “salva-deficit”: tagliati i rami secchi dello Stato Paolo Bassi La Padania 17/05/2002
Ieri sera la Camera dei Deputati ha approvato la conversione in legge del decreto 15 aprile 2002, n° 63, recante disposizioni finanziarie e fiscali urgenti in materia di riscossione, razionalizzazione del sistema di formazione del costo dei prodotti farmaceutici, adempimenti ed adeguamenti comunitari, cartolarizzazioni, valorizzazione del patrimonio e finanziamento delle infrastrutture. Il provvedimento, che scade il 16 giugno, passa ora all’esame del Senato. Soddisfatta la Lega Nord che in merito al decreto, parla apertamente di “vera rivoluzione” per quanto riguarda il patrimonio dello Stato e delle infrastrutture. Ma in cosa consiste in concreto questa complesso provvedimento? «Si tratta di una riforma di natura fiscale - ci spiega l’onorevole Giancarlo Giorgetti, presidente della commissione Bilancio della Camera e segretario della Lega Lombarda - che interessa diversi ambiti. Si introduce una razionale tassazione sulle cooperative e sulle banche di credito cooperativo fino ad ora completamente esenti, pur senza uccidere il settore. Gli utili delle cooperative saranno tassati al 49 per cento, quelli delle banche cooperative al 18 e quelli delle cooperative agricole al 32 per cento. Restano escluse dalla tassazione le cooperative sociali. In secondo luogo, si fa una operazione di moralizzazione del prezzo dei farmaci onde ridurre l’impatto che il costo della farmaceutica ha sul bilancio dello Stato. Per farlo - continua Giorgetti - si pone alle case farmaceutiche un onere pari al 5 per cento sul prezzo dei farmaci. Inoltre - prosegue - l’esponente del Carroccio - si fanno degli interventi di ridefinizione delle Fondazioni bancarie, riconoscendone la natura privata di diritto speciale, ossia lasciando al legislatore la possibilità di disciplinarne la natura e il funzionamento. In questo modo - sottolinea Giorgetti - si sgombra il campo dalle interpretazioni giuridiche che “ingessano” questo settore come di diritto privato tout court, cioè legando le mani al Parlamento su decisioni come quella di stabilire una percentuale minima del 70 per cento di spettanza agli enti locali (o dell’88 come Giorgetti ha provocatoriamente proposto per ricordare che questa è la percentuale utilizzata dalla sinistra nei luoghi dove ha sempre amministrato, come Siena, ndr)». Ma il vero “cuore” del salva-deficit sta negli articoli 7 e 8 del provvedimento. «Il primo - spiega ancora Giorgetti - trasferisce tutto il patrimonio dello Stato in una società per azioni: la “patrimonio dello Stato Spa” per valorizzare sul serio questa ricchezza e fare in modo che possa produrre reddito e non solo un costo derivante da manutenzioni non fatte o, peggio, abbandono completo. Le azioni della Patrimonio Spa possono essere trasferite dal ministero ad altre società di cui il ministero detenga direttamente l’intero capitale sociale. Sarà il ministro dell’Economia a indicare gli indirizzi strategici alla società previa determinazione del Cipe. Il capitale sociale è stato fissato in un milione di euro. All’articolo 8 invece, si da vita ad un’altra società per le infrastrutture, una potentissima macchina finanziaria che permetterà allo Stato, agendo direttamente o in collaborazione con soggetti privati, di rilanciare quell’intervento sulle grandi infrastrutture di cui si parla da tempo, soprattutto dopo il varo della “legge obiettivo”». Il decreto n° 63 inoltre, grazie ad un emendamento del deputato leghista Sergio Rossi, prevede l’eliminazione definitiva dei cosiddetti “enti inutili” la cui liquidazione fino ad ora è stata lenta e farraginosa, pesando in maniera non indifferente sulle casse del Paese (solo per fare un esempio, questa operazione, impegna dal lontano 1956 oltre 250 persone a tempo pieno). «Nell’ultimo articolo del provvedimento - illustra Giorgetti - abbiamo voluto toccare anche questo settore per chiudere definitivamente questi enti che appesantiscono la burocrazia, costano e non producono assolutamente nulla. Così facendo si potranno recuperare risorse, ma soprattutto si allevierà il carico del bilancio dello Stato». Naturalmente, la sinistra ha cercato in tutti i modi di mettere i bastoni fra le ruote alla riforma. Secondo il capogruppo della Margherita, Pier Luigi Castagnetti «il governo ha fatto un’operazione spregiudicata». L’esponente ulivista si è anche chiesto «che cosa dirà la Ue delle due Spa, in particolare di quella che riceve la colossale donazione del patrimonio demaniale, storico e artistico destinato a finanziaria l’altra società, quella per le infrastrutture, con operazioni finanziarie di mercato virtuale». Dura anche la posizione della Quercia. «Il decreto taglia-deficit è l'ultimo atto dello smantellamento del ministero per i beni e le attività culturali». Così ha dichiarato Franca Chiaromonte, responsabile cultura dei Democratici di sinistra e membro della Commissione Cultura. In una nota, Chiaromonte si è detta «esterrefatta per il contenuto e la gravità delle disposizioni del decreto: gli articoli sette e otto pongono il patrimonio del ministero per i beni e le attività culturali nelle mani di Tremonti. A sua volta - ha concluso l’esponente Ds - il ministro Urbani brilla come sempre per la sua totale noncuranza». Accuse che l’onorevole Giorgetti rispedisce al mittente senza indugi. «Abbiamo posto delle garanzie ben precise - assicura - . Non si tratta di svendere, ma di vendere (o affittare) quello è possibile alienare, ottenendo dei risultati molto interessanti sotto il profilo economico. Naturalmente da queste vendite sono esclusi i beni ambientali o architettonici di pregio e quindi non sono a rischio le bellezze del paese». http://www.lapadania.com/2002/maggio/17/17052002p09a2.htm
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