Il parere degli ambientalisti Valerio Ricciardi Archeologia Viva, n. 95 settembre-ottobre 2002, pp. 80-85
Sul decreto legge « salva deficit » 63/2002, già convertito in legge (la n. 112/2002) relativo alla possibilità di vendita del patrimonio italiano Archeologia Viva ha raccolto il parere degli ambientalisti con un’intervista a Gaetano Benedetto, responsabile per i rapporti istituzionali del Fondo Mondiale della Natura.
Garanzie a parole. Il ben noto, emendamento «a garanzia» delle Associazioni è stato dunque ripetutamente respinto dalla maggioranza. Ma dai membri del Governo si susseguono dichiarazioni rassicuranti –
«Il ministro Giuliano Urbani ha dichiarato, anche dopo l’approvazione della legge, di ritenere ancora vigente il cosiddetto «regolamento Melandri»: un dispositivo che consentiva di articolare il meccanismo di individuazione dei beni, definendo i criteri di alienazione. Se ciò è vero, per garantirlo bastava un DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri - ndr) che affermasse che «per quanto riguarda i criteri di trasferimento dei beni storico e artistici, il regolamento di cui al DPR (Decreto del Presidente della repubblica – ndr) 283 del 1998 è tuttora in vigore». Ma non hanno voluto mettere per iscritto nulla di ciò che dichiaravano a voce».
Sdemanializzazioni in vista. Ma in assenza anche di questo vincolo, la cessione non produrrebbe di fatto una nuova grande sanatoria degli abusi, paragonabile a quel che avvenne col condono della «legge Nicolazzi» dell’85? –
«Certo! E’ solo un problema di interpretazione del meccanismo. Infatti la nuova «Legge Tremonti» (la n. 112/2002 - ndr) non introduce la sdemanializzazione automatica, propone solo l’individuazione di beni che possano essere trasferiti. Ma una volta avvenuto il processo di individuazione dei beni, ossia avendo un soggetto che decide quali sono i beni rinunciabili, poi la sdemanializzazione è una logica conseguenza sulla base dell’art. 829 del Codice Civile, espressamente citato nella legge. Il problema è: questo soggetto di quali pareri obbligatori deve disporre? A quali condizionamenti di garanzia deve essere sottoposto il suo operato?».
Più facile vendere che recuperare. Diremmo: dai vincoli di tutela del Ministero dei BB.AA.CC. e dell’Ambiente, supportati dai pareri tecnici di Soprintendenze, Enti Parco, Istituti scientifici e universitari…-
«E questo, per assurdo, aggraverebbe il problema. Mi spiego: quali sono i beni cedibili? Sono quelli sui quali lo Stato non riversa più alcun interesse. Nell’ambito del Demanio, quei beni cioè che hanno perso anzitutto il loro connotato paesaggistico, definiti «degradati». Il Ministero preposto non potrebbe certo esprimere un parere tecnico orientato alla tutela per ragioni paesaggistiche se chiamato a pronunciarsi su certe situazioni clamorose, come ad esempio a Castel Volturno, dove vi sono migliaia e migliaia di abusi… a quale titolo potrebbe oggi affermare che in quei luoghi vi è un interesse paesaggistico prevalente, e che si deve per conseguenza arrivare sino agli abbattimenti? Di fronte a una situazione di fatto, non potrebbe che constatarla avallando in pieno gli intenti di cassa del Ministro dell’Economia».
Sanatorie per abusi in aree vincolate. A questo punto l’interesse della speculazione diverrebbe quello di degradare quanto possibile aree anche di rilevante valenza paesaggistica e ambientale, o ai margini di siti archeologici, in modo da porre le basi per la futura sdemanializzazione e sopravvivenza dell’abuso. –
«Esattamente. In Italia una moltitudine di zone abusivamente edificate potrebbero cavarsela in questo modo. Il Governo afferma che non è previsto alcun condono, per cui - anche sdemanializzando l’area oggetto degli abusi - gli immobili non verrebbero sanati. Argomento inconsistente, per due ragioni. La prima, di ordine pratico, è che lo Stato sinora è stato debolissimo con l’occupazione abusiva delle aree demaniali, sulle quali aveva titoli pieni per l’abbattimento; riesce difficile immaginare una maggiore incisività intervenendo su aree vendute a privati e sdemanializzate. Nella Legge Delega in materia ambientale, attualmente in discussione alla Camera, è prevista persino l’introduzione delle concessioni in sanatoria in area vincolata! A differenza del condono, che fa tabula rasa di ogni situazione pregressa, la concessione in sanatoria viene rilasciata laddove ci sia una difformità, in corrispondenza della previsione urbanistica. Ora, una quantità di insediamenti abusivi è stata nel tempo consolidata, dotandola delle infrastrutture di base: strade, acqua, luce e gas… molti di questi abusi ormai rientrano di fatto nelle pianificazioni urbanistiche! E questo avviene nonostante la quasi totalità delle aree demaniali rientrino addirittura in zone di vincolo in base alla legge Galasso».
Discrezionalità assoluta del Ministero dell’Economia. Il problema non è una generica avversione delle Associazioni ambientaliste e culturali verso la gestione privata del patrimonio pubblico… -
«Ognuna delle tredici Associazioni, anzi, ha un rapporto di collaborazione virtuosa con lo Stato nella gestione e la fornitura di servizi in siti storici ed aree pubbliche. Ma chi garantirà i controlli sulla qualità della gestione, e la garanzia di conservazione e tutela dei beni ceduti? Oggi la discrezionalità del Ministero dell’Economia in tutte le scelte è assoluta, senza precedenti nell’ordinamento italiano. Per giunta, è stato pervicacemente negato qualsiasi diritto di prelazione da parte di soggetti pubblici ed Enti locali (Regioni, Province, Comuni), che pure a nostro avviso potrebbero garantire maggiormente, nella gestione, i criteri di tutela che ci premono».
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