Ciampi: quei beni sono di tutti Micaela Bongi Il Manifesto 16/06/2002
SALVA-DEFICIT Il Quirinale promulga il decreto ma scrive a Berlusconi, chiedendo che sia rispettato il patrimonio culturale e ambientale garantito dalla Costituzione. L'opposizione plaude, Tremonti e Urbani minimizzano. Sgarbi: "Avevo ragione io". "Abbiamo vinto, la cultura esiste". Il sottosegretario senza deleghe Vittorio Sgarbi entra cantando vittoria nel posto sbagliato, il convegno fiorentino dedicato al manifesto della cultura stilato da Forza Italia. "Urbani si dovrebbe dimettere, Ciampi ha dato ragione a me", insiste Sgarbi. Perché il presidente della repubblica ieri ha promulgato il decreto "salva-deficit" approvato giovedì scorso al senato. Ma, allo stesso tempo, ha preso carta e penna per mettere in guardia il governo rispetto alla svendita del patrimonio storico, artistico e paesaggistico dello stato, che il decreto in questione profila. Figurarsi, "se mi accusano di voler vendere il Colosseso mi offendo... queste paure sono fuori luogo perché chi le agita dimostra di non conoscere la Costituzione e le sue leggi", insisteva ancora ieri il ministro dei beni culturali, per nulla turbato. Così come si mostra tranquillo il ministro dell'economia Giulio Tremonti, che anzi riferisce degli "stretti contatti" tra gli uffici del suo dicastero e il Colle. Ma con la sua lettera il capo dello stato chiede a Silvio Berlusconi che non sia il governo a dimenticare i principi costituzionali "che riguardano la tutela dei beni pubblici e, in primo luogo, di quelli culturali e ambientali, che costituiscono identità e patrimonio di tutto il paese". Quanto alla legge che istituisce la Patrimonio Spa e la Infrastrutture Spa, Ciampi chiede che l'ordine del giorno firmato dal forzista Carlo Vizzini e approvato in extremis giovedì , che impegna il governo "a assicurare particolari garanzie per la gestione di tutti i beni di interesse culturale e ambientale, nonché il pieno coinvolgimento del ministero dei beni culturali e ambientali nelle relative procedure", non sia solo la classica foglia di fico, ma sia tradotto in" disposizioni operative".
La gestione della patrimonio Spa, scrive Ciampi, dovrà essere sottoposta al vaglio della Corte dei conti. Mentre il Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica) dovrà fornire le direttive di massima sugli indirizzi strategici della società, assicurando che la valorizzazione del patrimonio "sia coerente non solo con i principi di economicità e redditività, ma anche con il rigoroso rispetto dei valori che attengono alle finalità proprie dei beni pubblici". Nelle norme applicative del decreto, sostiene ancora il Quirinale, bisognerà specificare che alla Infrastrutture spa potranno essere trasferiti, per l'emissione di titoli, solo "beni alienabili", escludendo automaticamente tutti i beni pubblici.
Una discreta "titata d'orecchie" a Berlusconi, commenta il senatore socialista Ottaviano Del Turco. Mentre Vizzini coglie l'occasione per "rivelare" che il suo emendamento tradotto in ordine del giorno era stato concordato direttamente con Silvio Berlusconi. Del resto il governo lo aveva accolto, perché un ordine del giorno non si nega a nessuno. Se i ministri fanno mostra di non sentirsi minimamente sotto il tiro del Colle ("una lettera ad abundatiam, commenta ancora Urbani), l'opposizione plaude al presidente, destinatario di "un sincero ringraziamento" da parte dell'ex ministra diessina Giovanna Melandri, secondo la quale la richiesta di correggere la norma "suona come una sconfessione cocente per Tremonti e Urbani". Apprezzamento anche da parte di Ermete Realacci, della Margherita e di Legambiente, del Pdc, con Marco Rizzo, e di Gavino Angius, capogruppo della Quercia al senato. Secondo quest'ultimo, la lettera del capo dello stato "impone al governo di rendere operativo l'ordine del giorno di Vizzini" e, chiedendo di rendere noti i bilanci della Patrimonio spa, "impedisce il gioco delle tre carte che voleva nascondere sotto il tappeto i debiti dello stato". Ma quella di Ciampi, seppure "autorevole", resta una raccomandazione. Dunque il decreto "salva-deficit" non è ancora "crollato su se stesso". "I richiami del capo dello stato - commenta Gaetano Benedetto, del Wwf - non costituiscono legge e pertanto i beni demaniali potranno essere trasferiti senza concertazione alcuna dei soggetti preposti alla tutela e senza il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali competenti". Il Wwf quindi auspica che il richiamo del Colle possa portare al all'inserimento dei principi contenuti nell'ordine del giornio di Vizzini nel primo provvedimento utile che sarà discusso alla camera
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