Palcoscenico d'arte Lia Quilici L'Espresso 11/3/2004
L'appuntamento annuale con il Fai è ormai un rito di primavera. Una festa che si ripete ogni anno con l'arrivo della bella stagione, ma che non celebra solo la rinascita della natura, come accadeva nella notte dei tempi con il ritorno di Proserpina o la pasqua arcaica, ma quella della cultura. Sono infatti 12 anni che il Fondo per l'ambiente italiano presieduto da Giulia Crespi fa aprire gratis al pubblico luoghi e monumenti per lo più inaccessibili per il resto dell'anno. E' un rito che è cresciuto velocemente nel tempo: nel 1993 furono aperti 50 monumenti in 30 città per 30 mila visitatori; nel 2003 i monumenti sono stati 357 in 180 città e i visitatori 370 mila. Ed è un rito che ha voluto anche darsi un manifesto dove si considera «l'esperienza personale di ciascun individuo con la natura e con le migliori opere dell'uomo il veicolo essenziale per l'educazione al gusto, all'armonia, al riconoscimento della bellezza». Forse è per questa attenzione misurata al bello che gli appuntamenti del Fai sfuggono in genere a quella corsa affannosa e un po' cieca a visitare tutto che contraddistingue il turismo culturale di massa. C'è infatti tempo dilatato e gusto delle cose piane, in questo dodicesimo appuntamento di sabato 20 e domenica 21 marzo, che apre 380 siti in 196 città, partendo proprio dalla riproposta di una tradizionale pausa anglosassone. Da Alassio a Bordighera, Portofino, Genova si potranno visitare i luoghi (chiese anglicane, tennis club, biblioteche) dove la nutrita colonia inglese che abitò la regione tra le due guerre mondiali riprodusse le lente abitudini della madre patria, con l'ora del tè e la lettura del "Times". E dove non c'è documentazione soccorre l'immaginazione. Partendo da Villa Saluzzo Mongiardini di Genova, dove alloggiò Byron, ci si potrà inoltrare in una suggestiva passeggiata che lo stesso Byron o Dickens «potrebbero aver fatto». Ogni angolo d'Italia avrà, come sempre, il suo gioiello da riscoprire. Si va dagli itinerari "acquatici" di Milano a quelli archeologici etruschi e romani del Lazio, dall'apertura straordinaria dell'area industriale ex-Gaslini di Bari a quella del cinquecentesco Forte San Salvatore a Messina, fino a quella, inaspettata perché fuori dai confini nazionali, del Santuario della Madonna di Castagnevizza in Slovenia, dove sono sepolti i Borboni morti in esilio. Il comune di Tirano presso Son-drio rivivrà l'apertura dell'intero borgo e di 12 monumenti, mentre nella preziosa cittadina toscana di Cortona si schiuderanno chiese francescane e palazzi settecenteschi. Per chi ama l'architettura industriale è possibile visitare 12 centrali elettriche, da quella di Tornavento sul Ticino a quella di Flumendosa in provincia di Nuoro. Per conoscere tutte le possibilità offerte dal Fai e programmare in tempo il proprio benvenuto culturale alla primavera, si può telefonare al numero 0141 720850 (che risponde 24 su 24) o collegarsi al sito www.fondoambiente.it. Per entrare in un mondo particolare e segreto conviene forse indirizzarsi sull'Emilia Romagna dove quest'anno, dopo il successo nell'edizione 2003 dell'apertura delle Sagrestie, si ammireranno i teatri storici delle città piccole e grandi. I teatri apriranno al pubblico anche i loro spazi più riservati: dalla sala macchine al golfo mistico, dal proscenio ai camerini degli artisti. Visitando il Teatrino di Villa Aldrovandi-Mazzacorati di Bologna o la Sala Gaddi di Forlì o il Teatro Errico Petrella di Longiano o il Teatro Nuovo di Mirandola o, ancora, l'Alighieri di Ravenna si verrà guidati da uno dei 4 mila volontari che affiancano il Fai, ma si leggeranno anche le testimonianze di alcuni protagonisti del mondo teatrale che hanno plaudito all'iniziativa. Tra questi Claudio Abbado, il quale ricorda come «i teatri siano protagonisti della nostra storia culturale per la particolare struttura che consente tante forme di esperienza e racconto». E avverte: «Addentrarsi in questo mondo fatto di autentici gioielli, uno più prezioso dell'altro, può essere un viaggio non meno affascinante degli spettacoli che vi si rappresentano». Anche Raina Kabaivanska ha voluto ricordare di aver veramente conosciuto l'Italia attraverso i suoi teatri, grande chiave di lettura delle diverse anime del Paese: «Si entra dall'ingresso degli artisti, si attraversa il palcoscenico buio con odore di polveri secolari, si arriva al proscenio dove le luci ti abbagliano, l'armonia delle linee ti stupisce, l'acustica ti avvolge in onde sonore perfette, la bellezza degli addobbi ti rapisce. E ogni volta è una magia nuova».
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