Galleria, decida la città Stefano Rossi La Repubblica - 15 agosto 2002
L'Ulivo: referendum contro la vendita. Il coordinatore del centrosinistra Antoniazzi: "Sembra una barzelletta"Panzeri, Cgil: "Manca un progetto serio Sanno solo copiare la politica del governo". I Ds lanciano una raccolta di firme: "Questi sono i gioielli di famiglia: è come se il Papa decidesse di vendere San Pietro". «Noio vulevùn savuàr…». Per il centrosinistra l´Albertini che vuole vendere la Galleria assomiglia a Totò che cerca di piazzare ai turisti il Colosseo. «Siamo alla barzelletta - attacca Sandro Antoniazzi, voce dell´opposizione - pensavo davvero che fosse una storia come Totò e il Colosseo e invece... Siamo alla frutta. È inaccettabile che questa giunta svenda un patrimonio dei milanesi accumulato dalle generazioni passate. Il problema è far rendere meglio il patrimonio immobiliare, non quello di avere ogni tanto un´entrata straordinaria. Se il Comune deve aumentare le entrate per affrontare la spesa corrente, non mi sembra questo il modo migliore per fare cassa. L´Aem rendeva al Comune 100-120 miliardi di lire l´anno e ne è stata venduta la metà per 600 miliardi, subito spesi. Adesso ogni anno ci sono 60 miliardi delle vecchie lire in meno». La conclusione di Antoniazzi è «un appello alla società civile» per scongiurare questa la cessione: «Chiederemo eventualmente un referendum preventivo».I Ds annunciano già la raccolta di firme contro la privatizzazione dei 192 vani immobiliari della struttura e confermano la richiesta di referendum qualora la giunta accolga la proposta di Albertini: «È sbagliato vendere la Galleria - sostiene il segretario cittadino, Pierfrancesco Majorino -Sarebbe grave veder diventare di pochi un patrimonio della storia di Milano».Anche Emanuele Fiano, capogruppo della Quercia a Palazzo Marino, ricorre a un´immagine: «Sarebbe come se il Papa volesse vendere San Pietro. Albertini dice che le dismissioni sono nel suo programma ma di Galleria non si è mai parlato. Questi sono i gioielli di famiglia».«Si deve gestire, non vendere, ma questa giunta più che amministrare pare voler liquidare». La pensa così Alberto Mattioli, capogruppo della Margherita: «Questa idea è un´ulteriore spia delle difficoltà di Albertini con il governo di centrodestra, dal quale non ottiene più risorse di prima. Quest´idea sarà impopolare come quella del ticket d´ingresso in città, di questo passo il sindaco non arriva al 2004».Chiude l´elenco dei «no» di matrice politica Rifondazione comunista: «La Galleria Vittorio Emanuele è uno dei simboli di Milano - è l´incipit solenne del capogruppo Gianni Occhi - È un patrimonio pubblico di alto prestigio che non può essere venduto per incapacità amministrativa e irresponsabilità del sindaco Albertini e della sua giunta. Grave è il coinvolgimento del governo per aggirare i vincoli della sovrintendenza. La giunta Albertini ha affittato enormi spazi a prezzi irrisori in Galleria e verso il Duomo, dimostrandosi incapace di valorizzare il patrimonio esistente, ha gettato miliardi per opere inutili e discutibili come il Teatro degli Arcimboldi o la Fabbrica del Vapore e ora dice che mancano soldi per la città».Interviene infine il sindacato, per bocca di Antonio Panzeri, segretario della Camera del Lavoro: «Trovo fuori luogo che si copi in miniatura la politica governativa attuata con la Patrimonio Spa. L´unico obiettivo è fare cassa ma manca qualsiasi ragionamento, se non generico, sugli investimenti. Sono operazioni contabili, non vedo progettualità. Questo approccio non è serio. Sul tema dismissioni e investimenti andrebbe aperto un confronto di merito tra le forze politiche e sociali. Invece non ho sentito nominare da sindaco e giunta le tre priorità milanesi: lo sviluppo economico e sociale, il welfare locale di una città che invecchia, la casa». http://www.dsmilano.it/Pressroom/2002/08/rep2_0815_galleria-destra-spaccata.htm
|