VALLO DELLA LUCANIA. piano del parco del Cilento 03/02/2010 IL MATTINO
L’avvocato Antonio Episcopo ha conoscenza sulla giurisprudenza dei parchi, che ha seguito dal suo ruolo alla Regione Campania come dirigente sulla politica del territorio. Cosa c'è che non va nel piano del parco del Cilento? «È il metodo che discuto: ritengo che il piano, un documento sovraordinato a tutti gli altri sotto il profilo urbanistico-territoriale, non poteva essere adottato con una delibera». Come si doveva procedere? «Necessitava di una legge regionale. Chiederò l'attenzione dell'onorevole Stefano Caldoro». Cos'altro manca? «Non c'è la definizione sui ruoli, sulle competenze e sui rapporti con le Sovrintendenze che, misteriosamente, il piano non affronta e rinvia. La scala usata dai tecnici poi mi sembra molto alta». E il rapporto con il territorio? «Non prevedo nulla di buono, è un piano già superato dalla realtà infrastrutturale presente. I comuni dovranno adeguare i piani comunali: ci sono già difficoltà per strutture esistenti ma non previste nel piano». Ma sembrano tutti entusiasti di questo successo, e lei? «Non comprendo gli entusiasmi ascoltati, da quello del presidente del parco Troiano. Ritengo che questo piano non sia utile al territorio e dovrà essere riconsiderato sulla base di una condivisione dal basso di tutti i soggetti istituzionali, superarne la logica dell'imposizione dall'alto. Sindaci e cittadini dovranno attrezzarsi per evitare che la Pubblica Amministrazione sia matrigna».
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