MILANO - DESIGN. Ma questa città non valorizza ciò che possiede di LUISA BOCCHIETTO 09 FEBBRAIO 2010 CORRIERE DELLA SERA - MILANO
L’Adi, l’Associazione per il Disegno Industriale nasce a Milano nel 1956 per volere di progettisti e imprese. Da allora l’Adi, senza alcun contributo istituzionale e quindi basandosi solo sulle forze e la passione dei propri soci, realizza il Compasso d’Oro e promuove il design italiano nel mondo. In forma sussidiaria allo Stato ha contribuito in modo consistente a quell’affermazione del design italiano, dei suoi attori, dei suoi prodotti. L’avventura del Compasso d’Oro continua da più di 50 anni. I pezzi vincitori del Premio costituiscono la collezione storica, decretata nel 2004 «bene di interesse nazionale», unica collezione di design storicizzata al mondo. Questa collezione di 2000 pezzi non ha trovato adeguata attenzione da parte del mondo milanese e Adi non riesce ad avere un luogo per esporre stabilmente questo straordinario patrimonio. Si parla, a ragione, della Triennale e del Salone del Mobile come centri propulsivi dimenticando però un pezzo di storia, non trascurabile: l’Adi e il suo ruolo indipendente, ininterrotto, attivo. Mi domando allora, perché ci si debba stupire che altrove si facciano ponti d’oro per ospitare e promuovere il design italiano. Questa città così sorda alla propria storia da non volerla valorizzare adeguatamente, s’indigna solo quando altri si occupano del tema. Lo abbiamo vissuto con Torino World Design Capital 2008, iniziativa nata da un diniego milanese. Milano è la capitale del design, ma per continuare a esserlo deve investire. Il mio è un appello, da non milanese, innamorata di Milano e del design, affinché le Istituzioni locali se credono davvero nel design, si attivino perché questo racconto rispecchi la loro tradizione, la loro identità… o saranno sempre più altri, altrove, a raccontare questa bellissima storia italiana.
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