Statue del Pincio, nuovi sviluppi. Paolo Brogi Corriere della Sera 16-LUG-2004
Vandalismo, sì, ma con 72 ore di anticipo. Lo sfregio è avvenuto venerdì notte 9 luglio e non lunedì 12. E i pezzi mancanti, che si temevano asportati per vendetta o «scalpo» dagli ignoti vandali, erano già stati recuperati dai vigili urbani già sabato mattina. Da allora si trovano nel comando del I Gruppo della polizia municipale. Martedì mattina poi avvisati da un passante sono intervenuti a loro volta i carabinieri di Roma Centro e hanno raccolto altri frammenti rimasti per terra. Sollievo ieri sera, alla notizia del recupero dei reperti, che consentiranno un restauro finora in forse, è stato espresso dal sovrintendente comunale Eugenio La Rocca. E così, alla luce della «retrodatazione del gesto», emerge anche un possibile movente del raid: venerdì sera la polizia municipale aveva chiuso la rampa d'accesso del Pincio, impedendo almeno fino alle due di notte il passaggio alle comitive che si esibiscono avanti e indietro a bordo delle loro berlinette. Forse la mano che ha lanciato il sampietrino appartiene a uno «scorrazzatore» del Pincio, arrabbiato per l'improvviso impedimento notturno. La sorpresa ieri era in via Montecatini, la piccola traversa di via del Corso dove ha sede il comando dei vigili del I Gruppo. Era al primo piano, in fondo a un lungo corridoio, nell'ufficio del comandante Angelo Giuliani. I pezzi di marmo scomparsi dopo il raid vandalistico erano allineati su una cassapanca accanto alla scrivania: l'avambraccio, un dito, una mano, lo scettro spezzato in due tronconi, due pezzi di ali. A depositarli nell'ufficio del loro comandante sono stati due vigili motociclisti del gruppo, Alberto Tato e Pier Luigi Demmetta. Sabato mattina alle 10 passavano in moto sulla rampa del Pincio e hanno visto in quell'incavo del ninfeo, all'inizio della salita, tutti quei resti del tiro ai bersaglio notturno contro le tre statue prese di mira. Erano quanto restava del danneggiamento avvenuto nella notte di venerdì. E poi? «Poi alla sera abbiamo stilato un rapporto - spiega Giuliani - E il rapporto è partito per posta interna il lunedì mattina. Indirizzato al comandante della polizia municipale Aldo Zanetti e alla soprintendenza comunale. Comunicava che i pezzi erano a disposizione per il ritiro». Il giorno dopo un passante, un impiegato dell'Acca, notava a sua volta lo scempio effettuato nel ninfeo dì piazza del Popolo e provvedeva prontamente ad avvertire la stazione mobile dei carabinieri della piazza. E così veniva effettuato un secondo recupero di resti consegnati ai tecnici della soprintendenza. Mistero risolto.
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