LAZIO - Un orto da coltivare? Ecco duecento terreni nella riserva naturale CECILIA GENTILE 10 febbraio 2010, LA REPUBBLICA - ROMA
DUECENTO orti urbani per i cittadini che vorranno trasformarsi in apprendisti coltivatori. Nasceranno grazie ad un protocollo firmato tra l'assessorato all'Agricoltura della Regione, RomaNatura, l'Arsial, Legambiente Lazio e l'associazione Acqua-Sole-Terra. Lo scenario sarà la riserva naturale di Mazzalupetto, sulla Trionfale, all'altezza della borgata Ottavia.
«ABBIAMO accolto con entusiasmo l'idea lanciata tempo fa da Legambiente e dall'associazione Acqua-Sole-Terra - spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Daniela Valentini - perché ci siamo resi conto che la voglia di natura e campagna sta crescendo in maniera esponenziale trai cittadini». Lo dimostra uno studio di Legambiente: 56mila ettari su 286.898, ossia il 9,12% dei parchi laziali, sono destinati alle coltivazioni. «L'orto garantisce non solo una migliore qualità di vita e di alimentazione, ma risponde anche al bisogno di aggregazione che c'è in ognuno di noi. Inoltre, coltivare un proprio appezzamento significa anche spendere meno e questo è un ulteriore incentivo in un periodo di crisi», prosegue l'assessore Valentini.
Tutti i romani potranno fare richiesta di usufruire di un orto urbano, secondo in requisiti del bando che verrà pubblicato in primavera: l'età, la residenza, il reddito, il nucleo familiare di appartenenza. Si comincia con Mazzalupetto, ma l'intento è di estendere la pratica a tutti i parchi di RomaNatura. I 200 orti, per una superficie totale di 2 ettari, di proprietà dell'Arsial, saranno dati in comodato d'uso gratuito per otto anni. Nel proprio appezzamento ognuno potrà coltivare quello che più desidera, ma ad una condizione: carote, zucchine, pomodori, patate, insalata, tutto dovrà essere rigorosamente biologico, in omaggio al viver sano e al rispetto dell'ambiente. «Gli obiettivi degli orti urbani - osserva il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati - non sono quasi mai solo legati alla produzione, ma anche al miglioramento delle relazioni tra le persone, delle risorse naturali e del territorio. Sono iniziative che riducono la quota personale di inquinamento e diminuiscono l senso di dipendenza dall'industria del cibo».
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