TOSCANA - ROSIGNANO. Ferma da anni la più grande operazione edilizia sul territorio: 327mila metri quadrati di cui 29mila del Comune ANDREA ROCCHI MERCOLEDÌ, 17 FEBBRAIO 2010 IL TIRRENO
Perché l’amministrazione comunale si affretta a trovare una nuova sede per il distretto sanitario fuori dall’H5? La risposta è semplice: perché sulla madre di tutte le lottizzazioni - la famigerata cerniera urbana (327.366 metri quadrati di cui 29mila comunali) - cala da anni un silenzio di tomba. Tutto è fermo, non si muove un mattone. Dei piani attuativi, manco l’ombra. Per evitare, dunque, che il distretto (che l’Asl finanzierà coi 12 milioni delle due Rsa di Cecina e Rosignano) finisca imbrigliato nelle beghe dell’H5, palazzo civico è corso ai ripari: si farà, ma altrove Ci domandiamo, allora: che succede al famigerato nuovo centro? Perché gli investitori non partono? C’è forse qualche problema tra le norme dello strumento urbanistico? Il sindaco Alessandro Franchi ribadisce che, sul piano normativo e dell’iter del regolamento urbanistico, «l’amministrazione comunale ha finito il suo compito». E conferma che sul tavolo dell’ufficio tecnico, almeno per la parte del comparto più grande - il 3T2 -, non ci sono progetti. Qualcosa, semmai, si muove per l’altra parte del comparto, quello più piccolo: carico residenziale di 35mila metri cubi, imprese aderenti a Confcooperative che hanno acquistato alcuni terreni e fatto i progetti, e percorso di partecipazione avviato dal Comune. Strana storia quella dell’H5: negli anni’90 era un’ampia superficie Peep, destinata cioè all’ edilizia popolare. Poi il Piano Regolatore ne ha cambiato i connotati, facendola diventare strategica e sviluppando appetiti edilizi e commerciali. La Variante del 2002 ne ridusse l’impatto, poi col nuovo regolamento urbanistico, l’H5 è diventato un comparto «fatto salvo». Una scelta che, siamo nel 2008, Socialisti, Lega Nord e Forza Italia contestarono: perché - si disse - si era sì ridotto l’impatto del cemento sulla costa, ma si era «riempito di case proprio l’H5»: almeno 300 alloggi in più. Polemiche a parte, è passato un anno e mezzo e la situazione della «cerniera urbana» è rimasta immutata. Anzi, semmai si sono accresciuti i dubbi e le titubanze degli investitori sulla redditività di certe operazioni. Pensiamo, per esempio, a Unicoop Tirreno che detiene la maggioranza del comparto 3T2. In quest’area la Vignale Immobiliare Srl rilevò circa 8 ettari di terreno dal concordato della Concrete (consorzio di imprese che faceva capo all’imprenditore livornese Saporito): qui doveva ricavarvi il nuovo supermercato, lasciando l’attuale sede dell’area Berti-Mantellassi. Ma la Vignale Immobiliare, costola di Unicoop, era interessata anche ad una parte di residenziale: non la fetta più grossa, ma comunque una parte consistente. I parametri urbanistici del comparto, del resto, prevedono oltre ad una grande struttura di vendita (la nuova Coop), commerciale-direzionale per 25.000 mc, 95mila mc di residenza, 15mila mc di turistico ricettivo (circa 120 posti letto), parco urbano per 91mila mq e, appunto, il famoso distretto. Che adesso, in fretta e furia, fa le valigie. E’ cambiato qualcosa nelle volontà degli investitori? Più che il quadro politico e normativo, ad originare questa lunga fase di stop sembra essere il mercato. Da Riotorto, al momento, non si fanno previsioni ma stando a fonti ben accreditate Unicoop non vede, nell’attuale, un buon momento per investire. Costi elevati da sostenere per chi costruisce e mercato immobiliare ancora addormentato. Stesso discorso per le altre proprietà più grandi, interessate al residenziale e al turistico ricettivo. Dunque, l’H5 resta la grande incompiuta, il nuovo centro un progetto in alto mare e alcuni previsioni di palazzo civico rischiano di finire in cantina.
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