MANTOVA - Mosaici? Polemica sulla camera. Il progetto scatena la discussione ma la struttura sarà temporanea. CRISTINA DEL PIANO GAZZETTA DI MANTOVA – 17 febbraio 2010
Lo hanno chiamato progetto Mantua me genuit. La camera-museo che sta ‘lievitando' in piazza Sordello, a protezione dei mosaici, in realtà sta dividendo la città. Per molti è ingombrante. Altri ne hanno colto la funzione: permetterà a tutti di ammirare i reperti dall'interno. Ma solo temporaneamente. Lo scavo nel cuore di Mantova ha riportato ai nostri giorni porzioni di mosaici pavimentali appartenuti a una domus romana di età imperiale. Nella patria di Virgilio, insomma, torna alla luce un altro pezzo di storia che il Comune intende mostrare alla città. L'obiettivo è rendere infatti agibile lo scavo, proteggendo cioè i reperti, ma consentendo a tutti di vederli. La mole della gabbia, come qualcuno l'ha definita, a molti per fa arricciare il naso. «Posso capire le perplessità dei mantovani che passano dalla piazza in questi giorni - spiega l'architetto Giovanni Tortelli dello studio Tortelli-Frassoni che ha curato l'intervento - ma poi l'impatto sarà minore. Attualmente si vede solo l'ossatura portante della struttura. Ed è abbastanza forte perché rispetta le normative di sicurezza visto che prossimamente ospiterà i visitatori. La scatola è comunque volutamente temporanea e lo dimostra il fatto che è imbullonata e avvitata come se fosse composta da tanti pezzetti». Insomma non è un edificio. «Appunto. - conferma - anche perché la soluzione di costruire qualcosa di definitivo in piazza Sordello per proteggere i mosaici non mi vedrebbe favorevole». Far convivere i resti archeologici dell'antichità con le città contemporanee, soprattutto in luoghi che hanno già un’immagine consolidata, è comunque molto difficile. «Ma è un tema del quale ci siamo occupati spesso - conferma - anche a Brescia con Santa Giulia. Siamo convinti che si debba meditare con attenzione su questo argomento, in ogni caso le strutture archeologiche devono essere protette perché rischiano di deteriorarsi». Capire di più in che relazione sono i mosaici con la città antica, di che tipo di domus facevano parte, sarà poi un altro obiettivo. «Sono un pezzo di storia - spiega - la fetta cioè di una Mantova che non inizia da Ludovico Gonzaga. C'è infatti anche una Mantova precedente. Abbiamo chiamato questa operazione Mantova me genuit perché crediamo che per un po' di tempo studiosi, esperti, architetti e archeologi, debbano compiere un ragionamento profondo e meditato sul futuro. Intanto però, grazie a questa struttura, i mantovani si potranno appropriare visivamente di questo patrimonio. Altrimenti resterà un buco sempre sporco, quasi impresentabile». La camera-museo denuncia insomma in maniera onesta la sua funzione di temporaneità: durante il periodo necessario perché la città affronti il tema in modo più ampio. Tortelli boccia del resto soluzioni in vetro «non c'è nulla di meno trasparente del vetro, si sporca subito e in più bisogna evitare l'effetto-condensa che può danneggiare i reperti». Il plexiglass? «Attira polvere cambia colore col sole, un sacco di problemi...». Il progetto costerà circa 250mila euro a carico di Comune e Centro Te e la struttura sarà poi riciclabile per altri usi culturali. L'obiettivo, come ha chiarito Ugo Bazzotti, è quello di offrire alla città una struttura temporanea per ammirare i mosaici con all'interno pannelli informativi e video del backstage. «Alla fine di questa esperienza - commenta - si ragionerà sul tipo di sistemazione definitiva». La camera-museo, almeno nelle intenzioni, servirà insomma per mostrare a tutti un pezzo di città di duemila anni fa. |