Strade, ponti e aeroporti 28 miliardi solo sulla carta MASSIMO PAOLI 18 febbraio 2010, IL TIRRENO
Il Governo decide interventi infrastrutturali per 28 miliardi, bene no? Circa 17 di questi miliardi dovranno provenire da privati, l’85% dello stanziamento è per opere nel Mezzogiorno, addirittura ottimo! Che avranno da dire stavolta gli scettici di turno? In realtà ce ne sono molte di cose da dire e non occorre essere scettici o di parte per individuare le stranezze del piano varato dal Cipe. La prima cosa è che questo provvedimento dovrebbe essere una tappa di avvicinamento alla completa realizzazione dei corridoi europei (1, 5 e 24) che transitano su suolo italiano, per i quali sono previsti interventi per ben 75 miliardi che il paese dovrà trovare in un modo o in un altro. Non essendo tutti e 28 per i corridoi, la quota avviata per i lavori “europei” è in realtà appena intorno al 30%. Vedremo come troveremo le altre risorse, visto che, e questo è il secondo punto che desta perplessità, le assegnazioni europee ammontano appena ad un miliardo. Davvero poco ed infatti si arriva presto al terzo punto che stride, dei 28 miliardi stanziati in realtà ben il 65% dovrebbero essere di privati. Sarebbe utile sapere anche quali privati e con quali iniziative di project financing, a meno di non proporre pedaggi ovunque. Qualcuno glielo avrà detto alla Lega che la Pedemontana sarà a pedaggio anche per i residenti? Il quarto punto che non si capisce è la proporzione ridotta unitaria degli investimenti. Si tratta di opere preliminari, 1,3 miliardi per lo stramaledetto ponte di Messina, l’opera pubblica più stupida della storia del nostro paese, ma anche per il valico del Giovi e la Direttissima Genova-Milano con tanto di super traforo. Una parte sono inizi di lavori, come per le autostrade Brescia-Bergamo-Milano cosiddetta Brebremi, la Cecina-Civitavecchia, la Venezia-Trieste, o la Agrigento Caltanissetta, la quinta linea metro di Milano, o l’alta velocità ferroviaria Brescia-Treviglio, oppure di parziali avanzamenti come per l’infinibile Salerno-Reggio Calabria, la quarta linea metro di Milano e così via. Non c’è un completamento, ma nemmeno un avanzamento verso fasi finali. Le date di inizio lavori oscillano tra 2010 e 2011, ma quelle di fine fanno accapponare la pelle, la media è 2015, che significa 2017 prendendo le medie di ritardo dei lavori pubblici in Italia (salvo alcune che sono in costruzione da sempre come la Salerno-Reggio che finirà solo quando finirà il dominio della ndrangheta). Qualcuno potrebbe dire, non senza ragione, che per finirli i lavori si devono prima iniziare, ma la filosofia imperante è stata esclusivamente che i lavori si principiano, ma non si finiscono. L’Italia è diventata o si appresta a diventare un gigantesco quanto inconcludente cantiere infinito. Non è solo la superficialità di una politica degli annunci che i nastri li taglia all’inizio dei lavori invece che alla fine. E’ che dietro tutto ciò c’è la levitazione dei costi e il malaffare come sistema. E’ un atteggiamento che non va a gran parte dell’elettorato della maggioranza. Dulcis in fundo non c’è un euro per le grandi opere di interesse dell’area vasta e livornese in particolare. Si parla della Cecina-Civitavecchia, ma controllerei che ci siano ricompresi il “lotto zero” e l’entrata nel porto di Piombino, perché a occhio, nel provvedimento non se ne parla. Sembra mancare ogni cenno alla ristrutturazione ferroviaria sull’asse Porto-Firenze, senza la quale persino la realizzazione della Piattaforma Europa, sarebbe quasi del tutto inutile.
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