Gabii, svelata la reggia dei Tarquini
Un interessante servizio è stato pubblicato sul MESSAGGERO di oggi, 25 febbraio 2010, prontamente ripreso dalla stampa estera. Riguarda il ritrovamento nella cittadina di Gabii, a 20 km da Roma, della reggia dei Tarquini, personaggi passati alla storia per la loro presenza attiva, nel bene e nel male, nello sviluppo del Caput Mundi.
Riportata alla luce tra settembre e dicembre 2009, la costruzione risale al sesto secolo a.C.
ROMA (25 febbraio) - Gli archeologi la considerano una testimonianza unica e straordinaria. In tutta Italia ne esistono forse una decina di esempi. E’ stata riportata alla luce a Gabii, venti chilometri a sud di Roma la casa del rex della città antica. I muri delle stanze sono integri, un particolare quasi senza precedenti per l’epoca, e la dimora è composta da tre stanze non comunicanti tra loro che, con tutta probabilità erano affacciate su un grande portico e che erano gli ambienti della casa destinati al culto. I muri erano intonacati e dipinti. Sotto il pavimento in pietra sono state ritrovate intatte, le fosse di sacrifici rituali fatti per inaugurare il cantiere. In cinque di queste i corpi di altrettanti bimbi nati morti. «Non si tratta di sacrifici umani», precisano concordi il sovrintendente archeologo Angelo Bottini e il professor Marco Fabbri. Indizio però che si trattava di una casa molto importante.
Gli archeologi della sovrintendenza di Roma e quelli dell’università di Tor Vergata che insieme l’hanno riportata alla luce tra settembre e dicembre 2009 sono convinti che si tratti della casa dei Tarquini a Gabii, una reggia costruita nel sesto secolo a.C., forse su un edificio preesistente. Era una reggia sfarzosa con un tetto decorato da statue e da un fregio in terracotta riconducibile alla famiglia dei Tarquini.
L’ipotesi è che vi abitasse il figlio di Tarquinio il Superbo, Sesto Tarquinio. Ma forse la residenza era della famiglia già nei decenni precedenti. «Di certo -dichiarano Fabbri e Bottini - c’è che quella casa regale ad un certo punto venne distrutta o meglio, venne smontato il tetto monumentale e gli ambienti vennero seppelliti fino a lasciare solo un tumulo di pietre. Una fortuna. Perchè proprio quel seppellimento ha consentito alla reggia di arrivare praticamente intatta fino a noi».
Costato fino ad oggi 60 mila euro lo scavo deve ora continuare. Si spera di trovare il tetto e gli altri ambienti della reggia. «Cercheremo di stanziare altre risorse», dichiara il sottosegretario Francesco Giro. «La speranza - conclude Bottini - è che si possa continuare a scavare. E che proprio qui, nello scenario meraviglioso di Gabi, si possa allestire un grande parco archeologico».
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COMMENTO
Come si vede, l’archeologia è continuamente agli onori della cronaca con ritrovamenti che arricchiscono il nostro patrimonio storico e culturale. Tali ritrovamenti, come già ho avuto modo di spiegare in vari miei interventi sulla funzione dell’archeologia, e soprattutto sulle ragioni dei successi sempre più frequenti in questi ultimi anni, sono dovuti essenzialmente al contributo dei mezzi tecnici a disposizione degli archeologi, che da qualche anno possono contare sull’aiuto per esempio degli scanner a laser che consentono di scandagliare - ecco il nome “scanner” - il sottosuolo senza dover procedere a scavi laboriosi, oltre che invasivi. E’ la storia che viene continuamente rinnovata ed arricchita di testimonianze che danno realtà e sostanza alle notizie spesso frammentarie e incerte che noi stessi abbiamo sempre trovato nei libri di storia, soprattutto per quanto riguarda il passato avventuroso di Roma.
Vi informo che purtroppo le foto del sito sono ancora scarse. L’unica visibile è quella pubblicata a corredo del servizio del MESSAGGERO. http://guide.supereva.it/latino/interventi/2010/02/gabii-svelata-la-reggia-dei-tarquini
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