Scoperta a Gabii la reggia dei Tarquini Cinque scheletri di bambini sotto le mura CARLO ALBERTO BUCCI VENERDÌ, 26 FEBBRAIO 2010 LA REPUBBLICA Roma
È il primo edificio d´età arcaica trovato con le pareti ancora intatte. Resta da recuperare gran parte della città
Dopo che il "Superbo" fu detronizzato la costruzione venne tumulata. Per questo è arrivata intatta fino a noi
Gli "amabili resti" a Gabii sono gli scheletri di cinque bambini sepolti nelle olle che sono state trovate sotto il pavimento della reggia appena scoperta in cima all´acropoli della città sulla Prenestina. Quei piccoli non furono vittime di violenza, come accade alla protagonista del romanzo di Alice Sebold, o di riti sacrificali. Le loro sepolture infantili servirono anzi a propiziare la costruzione e la lunga vita di un edificio che era la residenza dei Tarquini nella città a 20 chilometri da Roma. Ne sono convinti Stefano Musco e Marco Fabbri, gli archeologi della Soprintendenza di Roma e dell´università di Tor Vergata responsabili dello scavo. I piccoli angeli custodi della dimora di fine VI secolo a. C. non riuscirono a proteggere la casa dal declino della monarchia. Detronizzato Tarquinio il superbo e ucciso suo figlio Sesto, le tre stanze di Gabii vennero infatti tumulate. Il tetto e le decorazioni asportate. Gli spazi riempiti di gigantesche pietre. Una damnatio memoriae che ha permesso ai tre ambienti - «avevano funzione di rappresentanza oppure erano destinati a riti sacri», ipotizza Musco - di arrivare intatti fino a noi: con le loro monumentali pareti, con i lacerti di intonaco e con il frammento di un fregio in cui sono rappresentati il Minotauro e i felini: la saga di Teseo liberatore di Creta e fondatore di Atene impiegata da Servio Tullio nella reggia di Roma.
«È la prova che anche la dimora di Gabii è regale. Nessun edificio d´età arcaica in Italia si è conservato con i muri di due metri, è una cosa eccezionale perché di solito gli alzati superstiti sono di pochi centimetri», sottolinea il professor Fabbri.
Attorniato dai suoi studenti, l´archeologo si guarda intorno: rovine e prati a perdita d´occhio. «Sono sicuro che il tetto, certamente ornato di statue e fregi, deve essere sepolto non lontano da qui. E ci sono certamente altri ambienti del palazzo da portare alla luce». A guardarsi intorno, nei 70 ettari acquisiti dal Demanio nel 1987, c´è anche il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro: «Sono venuto per ribadire l´impegno del governo nella salvaguardia dell´integrità dell´Agro romano e nella difesa di questo straordinario territorio dall´attacco dei piccoli e dei grandi abusi edilizi».
In avanti guarda il soprintendente Angelo Bottini, anche se il 5 marzo andrà in pensione dopo cinque anni di regno a Roma. L´archeologo si augura che a Gabii si possa continuare a scavare. Per portare alla luce i due terzi della città ancora sepolta ci vogliono molto più dei 60mila euro rimasti (altrettanti sono quelli che sono stati spesi). E l´incontro di ieri con Francesco Giro sullo scavo della straordinaria scoperta è servito a Bottini, tra l´altro, a sollecitare un maggiore impegno economico da parte del ministero. Ma anche ad annunciare «un accordo con il Louvre per ricontestualizzare i reperti di epoca imperiale, oggi ospitati nel museo parigino, che provengono dalla zona»: prestiti per mostre che riportino a Roma le statue prelevate nel 1797 dai Borghese nella piazza di Gabii imperiale e poi vendute alla Francia.
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