Palazzolo sull'Oglio. Il bello diventa un affare di famiglia Daniela Fabbri Panorama 4/3/2010
Chiusa l'azienda, la famiglia Marzoli apre alla cultura: trasforma un palazzo del 500 in centro polivalente. Per mostre, ma non solo.
Non più industriali, ma neppure semplicemente finanzieri o immobiliaristi. Per molte famiglie italiane di solida vocazione imprenditoriale, con un forte legame con il territorio, la questione si pone spesso. Perché la globalizzazione ha magari portato alla cessione, o al trasferimento, dell'attività avita. Per è rimasta una vocazione al fare che non si è chiusa con i cancelli della fabbrica, che ha cercato (e trovato) nuovi e interessanti sbocchi, anche culturali. E’ il caso dei Marzoli di Palazzolo sull'Oglio, dinastia partita nel 1851 da un piccolo laboratorio meccanico e diventata nel Novecento un gruppo leader nella costruzione di macchine per l'industria tessile. Poche decine di operai all'inizio, diventati quasi 3 mila nei momenti di maggiore sviluppo; poi, negli anni Novanta, la decisione di cedere l'azienda. Cui poteva seguire, per le ultime eredi della famiglia, la scelta di una dorata rendita. «Ma non potevamo interrompere l'attività di due secoli, il legame così forte con questa comunità» spiega Gabriella Marzoli, delle figlie di Angelo quella che si è assunta l'onere di continuare la tradizione familiare. «A Palazzolo non c'è famiglia che non abbia contribuito alla crescita della nostra azienda, per questo avevamo perlomeno un debito di riconoscenza». Con pragmatismo lombardo, Gabriella, il marito Marco Trombin e i cinque figli hanno immaginato, partendo dalla grande casa di famiglia, un modello di business che potesse sostituire il precedente. E’ nato così il progetto Palazzo Marzoli, centro culturale polivalente a vocazione internazionale, spazio espositivo, centro congressi, da poco anche residenza esclusiva con centro benessere, che ha portato alla ristrutturazione e alla valorizzazione del cinquecentesco Palazzo Duranti. «Abbiamo lavorato sulla memoria per costruire il futuro» racconta Gabriella. Mescolando arte, cultura, moda, design, ma senza trascurare il legame con le attività produttive. Così è stata riportata a casa la straordinaria collezione d'armi che era custodita dai Musei civici di Brescia, dopo averla mostrata in una trionfale tournée in Cina nel 2007. Poi, sfruttando la particolare posizione, a pochi chilometri da Milano, da Brescia e dall'aeroporto di Orio al Serio, è stato progettato un resort da 90 camere che dovrebbe essere concluso fra circa un anno. Riacquistando e bonificando l'area che ospitava gli stabilimenti di famiglia, «avremmo potuto semplicemente pensare a un insediamento residenziale» dice ancora Gabriella «ma non sarebbe stato in linea con il dna della famiglia. Già nell'Ottocento, nella nostra azienda i dipendenti avevano a disposizione un ambulatorio medico aperto tutti i giorni, e per le necessità economiche c'era la Mutua agricola, che sarebbe diventata la Banca agricola di Palazzolo. Per questo abbiamo fatto un passo in più, e nel progetto di risistemazione dell'area abbiamo pensato anche a un centro di ricerca e innovazione per le Pmi, dove dare a giovani neolaureati la possibilità di percorsi formativi legati alle necessità del territorio, e dove dare alle piccole aziende la chance di innovarsi». Il centro dovrebbe completarsi con uno spazio destinato a moda e design, guidato da Antonio D'Amico, il compagno di Gianni Versace, di cui il Palazzo Marzoli ha già ospitato una mostra. Il progetto è impegnativo, ma la lezione che lo sostiene è chiara: l'imprenditoria non può soltanto prendere al territorio. Dare è una voce che non si può cancellare dal bilancio.
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