Tangenti: indagati tre funzionari della Soprintendenza romana Giulio De Santis Messaggero – Roma 27/2/2010
I restauri sarebbero stati effettuati anche con materiali scadenti
Il filone delle indagini sembra destinato ad allargarsi a macchia d'olio
Il pm: «Mazzette per sorvolare sulle irregolarità dei lavori»
Nell'inchiesta avviata dalla procura di Roma su un giro di tangenti per i restauri nella chiese delle Capitale sono tre i funzionari della Soprintendenza romana indagati con l'accusa di concussione. Secondo il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari, i tre funzionari avrebbero intascato mazzette per sorvolare su eventuali irregolarità nei lavori che riguardavano i monumenti romani sotto tutela della Soprintendenza. Dall'inchiesta sarebbe emerso che i restauri sarebbero stati effettuati con materiale scadente ed eseguiti senza rispettare le scadenze contrattuali stabilite per la consegna dei lavori. Pratiche illegali sulle quali i funzionari avrebbero sorvolato in cambio di denaro, cene, spese di rappresentanza ed altre elargizioni varie. E’ ormai prossima la chiusura delle indagini dopo l'incidente probatorio svoltosi nelle scorse settimane per trasformare in prova le dichiarazioni di Giuseppe Calleri, gola profonda da cui hanno preso il via le inchieste tra Roma e Terni. Calleri, anche lui indagato, era stato licenziato da una delle imprese capitoline cui sono appaltate le ristrutturazioni. L'allontanamento aveva convinto il dipendente a presentarsi negli uffici della Guardia di Finanza per vuotare il sacco intorno al vorticoso giro di mazzette che si muove da anni nel settore. Stando alla confessione fiume di Calleri, l'impresa aveva anche creato un fondo nero destinato esclusivamente a pagare le tangenti ai funzionari della Soprintendenza. L'inchiesta della procura di Roma si poggia interamente su confessioni, testimonianze, riscontri bancari e altre prove documentali. Un'indagine dove non è stato necessario ricorrere alle intercettazioni per scoperchiare e verificare lo scambio di bustarelle. Come scritto dal settimanale Espresso, i primi passi dell'inchiesta, destinata presto ad allargarsi a macchia d'olio in tutto il Paese, sono datati a circa un anno fa. Tutto ebbe inizio quando la Procura di Temi arrestò tre funzionari della soprintendenza di Perugia e Antonio Antonelli socio di un'impresa romana, titolare di numerosi appalti nel settore dei restauri in tutta Italia. Dopo gli arresti seguirono le perquisizioni nella sede della società. Nella cassaforte dell'azienda vennero trovati 250mila euro, ripartiti in bustarelle con su scritti i nomi dei tre impiegati di Perugia finiti in carcere. Soprattutto però a destare l'interesse degli inquirenti fu un pizzino dove erano elencati in modo dettagliato lavori, persone coinvolte e il tipo di tangente pagata per oliare le pratiche. I lavori di ristrutturazione riguardano chiese importanti come quelle di Sant'Ignazio di Loyola, di Santa Maria della Vittoria, di San Marcello e di un cantiere al Palatino.
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