Ristorante accanto alla Pieve: per il Comitato è uno scandalo
PADENGHE. Il Comitato per il parco delle colline moreniche interviene sul prezioso sito di architettura romanica Sant'Emiliano risale all'anno Mille: recuperato grazie a fondi pubblici è di proprietà della parrocchia che adesso però vuole «fare cassa»
Torna a far parlare di sé la pieve di Sant'Emiliano risalente al 1100, il cui complesso comprende oltre alla chiesetta un fabbricato rurale e terreni di proprietà della parrocchia. Oggetto del contendere è un fabbricato vicinissimo all'antica Pieve romanica, che il parroco don Bruno Negretto vorrebbe adibire a ritorante. Il progetto andrebbe a incidere proprio all'interno del complesso monumentale.
[FIRMA]«UNA VIOLAZIONE della convenzione sottoscritta nel 2007 col Comune», attacca il Comitato per il parco delle colline moreniche. Ma il parroco e respinge totalmente la polemica: «La parrocchia può disporne in piena legittimità essendone proprietaria». Già nell'agosto 2006 si era registrato un duro scontro tra l'allora sindaco Gian Carlo Allegri (al quale è succeduto poi Patrizia Avanzini) e lo stesso don Negretto, per via di una sbarra che il prelato aveva fatto collocare per impedire il passaggio di una pista ciclabile che «avrebbe provocato disturbo alle cerimonie religiose sul sagrato della chiesetta». Nel frattempo, la Regione e il Comune hanno stanziato quasi 450 mila euro per coprire le opere di ristrutturazione e restauro della Pieve e dei fabbricati adiacenti, un complesso archeologico e storico di assoluto valore, essendo stati rinvenuti insediamenti di epoca romana di grandi dimensioni fra cui una villa in anni recenti rivisitata dalla Soprintendenza archeologica, in un'area totalmente e rigidamente protetta da vincoli ambientali. E la convenzione, tuttora vigente, dispone però restrizioni altrettanto rigide. Come ad esempio, l'uso della cascina in cui si possono realizzare solo «l'alloggio del custode, locali per attività culturali….e un punto ristoro». ECCO IL CASUS BELLI: il ristoro. Perché la parrocchia, senza troppi giri di parole, intende realizzare un vero e proprio ristorante, mentre gli ambientalisti che ieri a Desenzano hanno manifestate le loro vibrate obiezioni in una conferenza stampa, ritengono si tratti di «una palese violazione e di uno scempio, in quanto si vuole accostare un esercizio commerciale al monumento archeologico e religioso per ricavarne un valore economico». In effetti la convenzione parla chiaro: «punto ristoro», cioè un piccolo locale attrezzato per la somministrazione di cibi e bevande. Ma di qui ad un ristorante, come obiettano Guido Franz, Gabriele Lovisetto e Costanza Lunardi del Comitato ambientalista, vr ne passa parecchio. E ancora, non si potranno realizzare parcheggi, l'accesso sarà consentito solo ai pedoni salvo particolari deroghe. Il parroco, che a Bresciaoggi si è limitato a rispondere con un laconico «non voglio dire nulla, siamo in Quaresima e non si parla», avrebbe invece riferito agli ambientalisti in un recente incontro, che «l'area è di proprietà della parrocchia e quindi nessuno può interferire». Maurizio Toscano
Maurizio Toscano http://www.bresciaoggi.it/stories/Provincia/131517__ristorante_accanto_alla_pieve_per_il_comitato__uno_scandalo/
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