ROMA Napolitano firma, Bondi ringrazia Martedì 01 Giugno 2010 NAZIONALE Pagina 2 - il tirreno
LA MANOVRA. La nuova versione del decreto legge ottiene il via libera del presidente. Ma non si placano le polemiche
Stralciata la lista di enti culturali da tagliare I finiani attaccano la Lega: i privilegi non sono toccati
Dopo aver fatto la spola per tutto il week end tra Palazzo Chigi e il Quirinale, ieri in tarda mattinata è arrivato il via libera del presidente Giorgio Napolitano alla contestata manovra di correzione dei conti pubblici per il 2011-2012. La nuova versione del decreto legge, limata sulla base delle correzioni sollecitate dal Colle, è stata inviata alla Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione. Il decreto legge, nel testo definitivo costituito da 56 articoli, entra quindi in vigore a partire da oggi. Berlusconi ha fatto sapere che il provvedimento non potrà essere stravolto durante l’esame del Parlamento: l’ammontare complessivo di 24,9 miliardi non è in alcun modo in discussione, ci potranno essere modifiche sulla base delle esigenze dei singoli ministeri. Mentre l’Anm ha annunciato uno sciopero contro i tagli decisi dalla manovra, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha replicato alle critiche del premier: «Ho riletto la manovra», ha detto confermando le sue riserve: «Si poteva fare di meglio». Il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, ringrazia il governo per la decisione di stralciare la lista degli enti e si dice pronto a mettersi al lavoro per studiare i tagli della cultura, «riducendo le spese inutili e salvaguardando le eccellenze». Bondi ha ottenuto la solidarietà dei finiani. Se servono soldi, ha detto Italo Bocchino, braccio destro di Fini, è meglio fare tagli «all’agenzia nazionale dei segretari comunali, che costa 120 milioni di euro l’anno e le cui competenze possono essere trasferite al ministero dell’Interno». E non si placa la polemica tra finiani e Lega Nord. Per Bocchino la manovra sembra fatta in modo da non dispiacere agli alleati leghisti. Lo dimostrerebbe il fatto che «si è troppo teneri con le regioni e troppo accorti a non toccare sacche di privilegio come province e municipalizzate».
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